
"Tutti gli atti redatti nel pieno delle facoltà"
"Tutti gli atti redatti davanti al notaio – come da lui stesso confermato – sono stati fatti nel pieno delle facoltà di entrambe le persone che non presentavano alcuna patologia psichica". E’ quanto ha affermato, ieri mattina in aula, l’avvocato Eriberto Rosso difensore degli imputati insieme alle colleghe Sabrina Viviani e Giuditta Poggi del foro di Firenze. Nella sua discussione, l’avvocato Rosso ha spiegato che tutti gli atti e le donazioni "non sono stati frutto di una induzione. In questo senso – ha chiarito il legale – nessuna condotta di abuso è stata perpetrata dalla famiglia Maddalena".
In sostanza, secondo la linea difensiva, entrambe le presunte vittime avrebbero elargito i propri beni come ricompensa dei favori e dell’accudimento che ricevevano dalla famiglia Maddalena.
Una tesi che sarebbe confermata anche dalla perizia redatta e illustrata in aula dallo psichiatra forense dottor Alberto Petracca. Il consulente incaricato dalla difesa ha spiegato come entrambe le persone erano nel pieno delle proprie facoltà quando si sono presentate dal notaio Marco Regni per redigere gli atti di donazione di beni, così come della concessione della procura speciale.
Poi, l’avvocato Rosso ha chiarito in aula anche la natura e il significato di alcuni messaggi estrapolati sui cellulari delle presunte vittime. Messaggi in alcuni casi presi in esame anche dalla pm Contesini, in cui uno dei due anziani esprimeva tutto il suo disagio psichico, sintomo di una depressione.
Secondo l’avvocato della difesa, quei messaggi sarebbero stati sintomo sì di uno stress, ma dovuto a questioni personali e non già a una diminuzione delle proprie facoltà intellettive. Messaggi che rappresentavano una richiesta di aiuto a coloro nei quali l’uomo riponeva una totale fiducia.
M.V.