Con 14 punti, 4 rimbalzi e 2,3 assist di media nelle prime tre gare di regular season Emanuele Trapani ha dimostrato di essere l’uomo in più per la Fabo in questo avvio di stagione. Il play ex Orzinuovi, sempre in doppia cifra contro Cassino, Virtus Roma e Caserta, ha confermato le impressioni di tanti addetti ai lavori: il suo adattamento al basket barsottiano è stato fulmineo, tanto che non sembra nemmeno un nuovo acquisto.
Trapani, l’inizio in Supercoppa è stato uno shock, poi però le cose sono migliorate.
"Direi di sì, la prima partita l’abbiamo interpretata male sia in attacco che in difesa. Con queste tre vittorie abbiamo dimostrato di aver fatto passi avanti, basti pensare che alla prima gara abbiamo subito 90 punti, poi 70 e contro Caserta soltanto 56".
Lei in particolare ha mostrato una forma scintillante…
"Durante una stagione ci sono momenti in cui riesci ad esprimerti al meglio e altri in cui fai un po’ più fatica. Io adesso mi sento bene, l’ambiente è super positivo e mi ha aiutato tantissimo ad integrarmi velocemente nel sistema di gioco che il nostro coach predilige. Per il resto cerco di dare il massimo in allenamento e quando vengo chiamato in causa, come sempre".
Al momento del suo ingaggio tanti addetti ai lavori hanno commentato: "Ecco un giocatore perfetto per Barsotti".
"Il suo modo di intendere la pallacanestro esalta molte delle mie qualità: sono un giocatore di ’garra’, non mi piace galleggiare a metà campo, preferisco avere libertà di movimento. Il basket intenso e dinamico che cerchiamo di fare ben si adatta alle caratteristiche del mio gioco".
C’è invece qualche aspetto dei dettami dell’allenatore che ancora non è riuscito a digerire?
"Il modo di difendere che chiede il coach è molto particolare, alcuni movimenti devo ancora assimilarli bene e lavoro ogni giorno per cercare di migliorare da questo punto di vista".
Partire dalla panchina è un problema per lei?
"Assolutamente no, al netto di un paio di stagioni in cui ho fatto il playmaker titolare nella mia carriera sono sempre entrato a partita in corso. In fondo quel che conta non è tanto giocare più minuti in avvio di gara, ma essere in campo nei minuti finali, quando tendenzialmente le partite si decidono".
Lei e Benites non siete due giocatori un po’ troppo simili?
"Non credo sia così: ’Ben’ è un giocatore più perimetrale mentre a me piace di più andare al ferro quando ne ho la possibilità. In alcuni frangenti di queste prime gare siamo stati anche in campo contemporaneamente, dimostrando di essere complementari".
Questa Fabo dove ha più margini di crescita?
"Sicuramente in attacco: in alcuni frangenti non riusciamo ad avere abbastanza fluidità e perdiamo un po’ troppi palloni. Anche sul piano della gestione delle gare possiamo crescere".
Filippo Palazzoni