MARTINA NERLI
Cronaca

Il dibattito. Via il frustino dall’ippica. Sale il fronte del rispetto

Dopo che la Svezia ne ha vietato l’uso gli addetti ai lavori ne discutono. In Parlamento giace la proposta di legge presentata da Edoardo Fanucci

Montecatini Terme, 8 febbraio 2022 -  L’uso del frustino nell’ippica è l’argomento caldo delle ultime settimane. A rispolverare la questione è stata la Svezia che ha definitivamente trasformato in legge il divieto di frusta nelle corse dei cavalli. Da aprile nel paese scandinavo non sarà più permesso l’uso in corsa, i driver potranno scendere in pista con il frustino in mano ma dovranno utilizzarlo solo in caso di evidente pericolo per sè stessi o per il cavallo.

In Svezia già da qualche anno il Comitato Scandinavo per la regolamentazione delle corse ha messo in discussione la necessità di correre con il frustino sia dal punto di vista tecnico cercando di capire l’aiuto reale sulla prestazione ai fini della corsa che da quello morale dove il benessere del cavallo influisce pesantemente sull’immagine di questo sport.

La prima a compiere il grande passo è stata la Norvegia, adesso se ne sta discutendo anche in due realtà importanti di questo sport come gli Stati Uniti e la Francia mentre l’Inghilterra al momento sembra ancora troppo legata alle vecchie tradizioni. In Italia sta cresendo il fronte del no. Esiste una proposta di legge del 2017 firmata dall’allora onorevole montecatinese e driver per hobby Edoardo Fanucci insieme a Paolo Cova che prevede appunto l’abolizione del frustino nell’ippica. Il cosiddetto "ddl Primavera" che prende il nome da una cavalla Primavera As che grazie alla sensibilità della sua proprietaria Jessica Pompa, già abituata a correre come amazzone solo con le mani nel Circuito delle Stelle ha scelto di far scendere sempre in pista la sua cavalla senza frustino, obbligando chiunque ne prendesse le guide ad attenersi ai suoi principi. La scelta non ha frenato o limitato la carriera di Primavera As che pur gareggiando "libera" nel corso della carriera si è tolta belle soddisfazioni. Al momento soltanto il Circuito benefico delle stelle e l’ippodromo amatoriale di Montechiarugolo hanno scelto di "staccarsi" dalla normativa nazionale e di dare il buon esempio organizzando le proprie gare senza frustino.

 

Enrico Bellei: "Per vincere le corse non serve la frusta. Ci vogliono le mani"

Enrico Bellei dall’alto delle sue diecimila vittorie in carriera si dichiara subito favorevole: «Sono uno dei pochi che per scelta ha sempre usato pochissimo il frustino, credo che la bravura di un professionista stia proprio nell’accompagnare il cavallo in corsa senza aiuti. L’80 % dei cavalli in pista senza frustino va più forte, tanti colleghi non saranno d’accordo con la mia affermazione ma ne sono assolutamente convinto. Il cavallo fin dai primi passi associa il frustino alla frustata che sta per ricevere e automaticamente si irrigidisce, per vincere o comunque per andare più forte il cavallo ha invece bisogno di rilassarsi». L’Italia quindi dovrebbe seguire quanto prima la scelta della Svezia: «Nei paesi scandinavi c’è un altra cultura del cavallo, anche senza legge difficilmente assistiamo a cadute di stile da parte dei loro driver tanto che quando qualche collega è andato a correre sulle loro piste e ha adottato le nostre abitudini è stato criticato e punito pesantemente. In Italia a peggiorare la situazione forse ha contribuito anche la pesante crisi, gli addetti ai lavori sono alla disperazione e spesso scappa una frustata di troppo anche per un piazzamento». Il frustino quindi non è necessario? «Un cavallo per vincere non ha bisogno di essere minacciato e un guidatore per definirsi bravo non ha bisogno di aiuti oltre alle mani. L’unica eccezione che posso capire è nella stagione dei due anni, le prime corse per un puledro sono sempre di rodaggio e in questo caso il frustino, usato con buon senso, può servire da timone. Un puledro deve imparare corsa dopo corsa a fare il suo lavoro e spesso il frustino appoggiato sul posteriore o fatto vedere è utile per educarlo. Frustino ammesso in corsa soltanto da luglio a dicembre dei due anni, con il passaggio nei tre i cavalli dovrebbero aver già imparato la disciplina». Credi che l’uso del frustino penalizzi l’immagine di questo sport? «Si, le corse senza frusta sono più belle da vedere per tutti». 

Claus Hollmann:  "E’ solo ipocrisia. L’abuso semmai è nell’allenamento"

Per capire meglio il ruolo del frustino nell’ippica italiana chiediamo aiuto al trainer tedesco Claus Hollmann: Cosa ne pensi della decisione della Svezia? «Voglio partire da una distinzione che ritengo fondamentale ovvero l’uso e abuso della frusta come mezzo per imporsi e fare male al cavallo e l’uso giudizioso. I due approcci sono separati da una linea ben marcata, nel primo caso è giusto intervenire e punire pesantemente il professionista mentre nel caso di frustino usato come aiuto nei confronti del cavallo non vedo come possa danneggiare l’immagine di questo sport. In altre parole direi che la frusta si appoggia sul posteriore del cavallo, si fa vedere ma non si usa». Claus hai parlato addirittura di frustino come aiuto, ci spieghi? «Ci sono cavalli che per inesperienza o per carattere in corsa mostrano difficoltà, in questi casi è utile anche semplicemente tenerla in mano. Ai cavalli giocherelloni ad esempio basta vedere il frustino per restare concentrati oppure i pigri che ritrovano il coraggio di provarci fino all’ultimo metro. Indipendentemente dalla legge credo che come in ogni cosa sia fondamentale il buon senso, un professionista serio deve rendersi conto quando un cavallo ha esaurito le risorse e deve rispettarlo altrimenti è bene che cambi mestiere». Quindi l’abolizione della Svezia non ti convince del tutto? «Hanno tolto i frustini dalle piste ma nei centri di allenamento? In genere chi ne abusa in corsa mantiene la stessa linea di condotta anche negli allenamenti al mattino dove nessuno vigila ecco perchè ritengo che sia una legge poco utile. Non dimentichiamo che l’approccio duro di alcuni professionisti verso il cavallo spesso nasce in fase di doma quindi lontano dalle piste». Hollmann è arrivato in Toscana nel 1993. «Migliarino è stato il mio trampolino di lancio, prima come allievo di Wim Paal poi con Enrico Bellei abbiamo raggiunto l’apice. Dal mio arrivo l’ippica è cambiata molto, i cavalli di venti o trent’anni fa paragonati a quelli di oggi sembrano leoni, questo ovviamente ha cambiato anche il metodo di lavoro».