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Villa Gigliola, che fu di Ebe Giorgini, al confine fra Quarrata e Lamporecchio
Lamporecchio (Pistoia), 20 giugno 2023 - Un gruppo di imprenditori, alcuni dei quali residenti in provincia di Pistoia, ha rilevato le quote della società Corallo, attualmente in liquidazione e proprietaria di Villa Gigliola, la lussuosa residenza che fu di Mamma Ebe al confine fra Lamporecchio e Quarrata. L’obiettivo è quello di pagare i circa 200mila euro di debiti ancora pendenti con l’erario. Nel 2014, definite le procedure di confisca, lo Stato dette il via libera alla vendita. In nove anni nessuno si è fatto avanti, tant’è che il prezzo di vendita è sceso da 700mila a 190mila euro.
Alla fine si è fatto avanti un gruppo di imprenditori che ha rilevato le quote della Corallo. Il pagamento di circa 200mila euro permetterà di mantenere la proprietà del grande immobile. Tra le varie ipotesi c’è quella di trasformare Villa Gigliola in un bed & breakfast. La lunga attesa, nonostante la posizione strategica dell’immobile per attività turistiche e ricettive, forse è stata dovuta alla volontà legittima, degli interessati di concludere un affare a prezzi più bassi.
Le vicende legate all’immobile ci riportano a una delle storie più sconvolgenti mai avvenute in Italia. La mistica italiana, il cui nome completo era Gigliola Ebe Giorgini, fu la fondatrice di una sorta di congregazione religiosa dal nome Pia Unione di Gesù Misericordioso. Fu condannata a sette anni di reclusione con sentenza del 2008 del tribunale di Forlì per truffa ed esercizio abusivo della professione medica. L’11 giugno 2010 venne di nuovo arrestata, insieme al marito e a un collaboratore, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica e alla truffa aggravata; vennero notificati anche altri 14 provvedimenti cautelari a carico di adepti e collaboratori della donna. Il 16 marzo 2016 la Corte di Cassazione confermò la sentenza definitiva alla pena di 6 anni di reclusione. Il vescovo di Pistoia Simone Scatizzi il 29 settembre 1982 dichiarò il "carattere non ecclesiale della Pia unione di Gesù misericordioso" e il 24 maggio 1985 pronunciò l’interdizione canonica, diffidando i credenti a prendere parte alle attività della Pia unione e proibendo ai sacerdoti di frequentare la donna e di dare i sacramenti a lei e ai suoi adepti. Mamma Ebe fu a più riprese posta sotto accusa dal 1980 al 1994: i suoi reati andavano dall’estorsione ad anziani malati con la promessa di guarigione alla persuasiva suggestione psicologica dei seguaci, spesso donne. I soldi raccolti ai danni delle persone che si erano affidate a lei le permisero di diventare proprietaria di questo importante immobile, poi confiscato dall’autorità giudiziaria.