di Gianluca Barni
Il giorno in cui Montecatini entrò nella storia dell’italico pallone: 6 maggio 1959, a Wembley Inghilterra 2 Italia 2. Alla settima sfida amichevole con gli autodefinitisi "maestri del calcio", il primo pareggio italiano: sino a quel momento si erano registrate 3 sconfitte e 3 pareggi, tra casa e fuori (oggi siamo a 10 vittorie azzurre, 9 pari e 8 successi inglesi, fra amichevoli, qualificazioni mondiali, Campionati europei e mondiali). Il nome del marcatore di quel 2-2 è quello di un termale doc, Amos Mariani, additato come attaccante (in realtà ala destra pura) di Milan, Fiorentina, Napoli e Padova. Minuto 61. Cinque minuti prima, l’Italia aveva dimezzato lo svantaggio con Brighenti, compagno d’attacco di Mariani nel Padova ’59, allenato dal Paron, Nereo Rocco. Brighenti, in seguito assistente in azzurro di Azeglio Vicini. "Non fu solo babbo a entrare nella storia del nostro pallone – racconta Paolo Mariani, figlio di Amos, nato a Milano l’11 giugno del 1958, ex calciatore e attuale tecnico, padre di Francesco e Cristina, calciatore e calciatrice –: furono anche Montecatini e la Valdinievole. Pensi: l’Italia si salvò grazie a Bernasconi dal 3-1 inglese. Sul capovolgimento di fronte, la verticalizzazione, il passaggio per mio padre fu di un altro montecatinese, Giancarlo "Carlo" Galli. Galli era nato il 6 marzo del 1931, babbo il 30 marzo del ’31, entrambi in Via Mazzini, a distanza di pochi metri l’uno dall’altro. Si conoscevano sin da piccoli. In quella Italia, inoltre, c’era molta Fiorentina: Enzo Robotti, ad esempio, che vive a Margine Coperta". L’Italia del mitico Giovanni Ferrari (che faceva parte della Commissione tecnica con Biancone e Mocchetti) giocò con Lorenzo Buffon, cugino di secondo grado del nonno del sempiterno Gianluigi, Robotti, Castelletti, Zaglio, Bernasconi, Segato, Mariani, Gratton, Brighenti, Galli e Petris. Le reti: un giovane Bobby Charlton al 26’, Bradley al 38’, Brighenti al 56’ e appunto Mariani al 61’. "Quando rientrò a Padova, ove giocava quell’anno – ricorda la mamma di Paolo, Wilma Magrini, che aveva sposato Mariani nel ’54 – fu portato in trionfo dai tifosi. Scene indimenticabili, così come la partita, che vedemmo alla televisione. Al gol di Amos, Paolo, che non aveva neppure un anno d’età, per la prima volta batté le manine dalla gioia. E dire che fu merito della severità di Rocco, se Amos era tornato a vestire l’azzurro. Lo trovò a fumare, lo redarguì dicendogli "toscanino, hai i numeri per essere convocato, ma devi saperti comportare". Rocco, mito del calcio, morto il 20 febbraio del 1979, senza godersi la Stella del suo Milan, che l’avrebbe festeggiata di lì a poco, il 6 maggio ’79 al termine di Milan – Bologna (0-0). Mariani è scomparso il 20 febbraio del 2007. Giorni che si ripetono e che fanno una certa impressione. "La squadra rimasta nel cuore di mio babbo era il Milan: tre stagioni coi rossoneri, la vittoria dello scudetto, la finale di Coppa dei Campioni persa (immeritatamente) col Real Madrid".
"Chiesa potrebbe ripetere il gol del nonno – asseriscono all’unisono i nipoti Francesco e Cristina –: per caratteristiche, per storia (lui dalla Viola alla Juve, il nonno dalla Vecchia Signora alla Fiorentina). Ma attenzione a Barella", chiosa Cristina.