Montecatini, 21 luglio 2020 - Il giornalismo, nonostante le difficoltà, è ancora il mestiere più bello del mondo, parola di Gigi Paoli e Mauro Lubrani. I due noti giornalisti e scrittori sono stati ospiti della rassegna on line: «Qui Montecatini Terme. Cronache culturali digitali dalla città termale». QUI IL VIDEO
La video intervista è stata pubblicata proprio in data 19 luglio, giorno in cui La Nazione compie gli anni, ed è stata occasione di una conversazione dal tono leggero e amichevole, in ricordo del comune passato di Paoli e Lubrani alla redazione di Montecatini Terme, ma dai contenuti profondi e raffinati, grazie alla simpatia ed alla preparazione culturale degli ospiti. In poche ore, il video ha raggiunto quasi 400 visualizzazioni e commenti di grande apprezzamento.
Gigi Paoli ha ricordato come Mauro Lubrani, a capo per anni della redazione montecatinese de La Nazione, sia stato anche il suo capo, uno dei suoi maestri nella professione. Paoli ha ripercorso il suo lavoro di cronista di giudiziaria, svolto per quindici anni, evidenziando il ruolo del giornalismo nella società come strumento di ricerca di verità e di giustizia ed il suo compito attuale, soprattutto nel mondo digitale, di «smascheramento» delle bufale, delle fake news.
Alla domanda se il giornalismo possa davvero essere strumento di ricerca di giustizia con risultati tangibili, Paoli ha risposto: «E' la seconda regola base del giornalismo. La prima è dire sempre e comunque la verità e raccontare tutto ciò che accade di fronte agli occhi del cronista a coloro che non possono vederlo con i loro occhi. Ma sicuramente, per quello che riguarda la mia esperienza, sì, posso dire anche che nella cronaca giudiziaria ho avuto occasione di aiutare persone che erano in difficoltà, mi sono avvicinato molto alle vittime, ho cercato di aiutarle, per quanto possibile, sempre partendo dal principio di verità. Nell'incontro con il meccanismo giudiziario, che può risultare complesso per chi non ne è esperto, a volte, un aiuto, una bussola - che non è quella dell'avvocato, che è fondamentale, ma è molto tecnica -, la bussola «umana» di un giornalista può essere utile. Ed è quello che cerco di raccontare anche nei miei libri, perché la visione che ha il giornalista di una storia è diversa da quella che può avere un magistrato o un poliziotto, mentre l'obiettivo è lo stesso: il raggiungimento della verità».
Ed è proprio l'instancabile ricerca della verità il tratto distintivo di Carlo Alberto Marchi, cronista di giudiziaria, nato dalla penna di Gigi Paoli, protagonista dei suoi romanzi che affronta complesse ed intricate vicende, dense di suspense, in una Firenze dal volto gotico, scuro, ma sempre brillante di fascino come si addice alla culla della cultura. Nel romanzo d'esordio: «Il rumore della pioggia», Marchi è alle prese con l'omicidio di un anziano commesso di un negozio di antichità religiose, mentre ne: «Il respiro delle anime», la vicenda si sviluppa dall'uccisione di un ciclista, che poi si scoprirà essere il dirigente di un'importante azienda farmaceutica; infine, «La fragilità degli angeli», con la drammatica scomparsa di un bambino. «I romanzi – dice Paoli – sono anche strumenti di sensibilizzazione verso determinati temi, pur nella finzione narrativa, servono a far riflettere».
E' stato lambito così anche il tema del giornalismo investigativo e Mauro Lubrani ha ricordato l'esempio di cronisti dotati di forte intuito, capaci di investigare la realtà. Ha poi raccontato dei suoi libri su Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, realizzati con l'animo ed il metodo del ricercatore di Storia: «Ho cominciato a scrivere negli intermezzi di lavoro in redazione, come Gigi. Il mio primo libro fu su Verdi, poi Puccini e Leoncavallo. Ho una preparazione storica, sono laureato in Lettere con indirizzo storico ed ho letto centinaia di lettere di Verdi e Puccini. Nei miei libri, ho cercato sempre comunque di mettere in evidenza l'uomo, l'umanità dietro al personaggio».