Monsummano Terme, 16 febbraio 2020 - Quel che è certo, è che sarà una fiera che vedrà poca presenza asiatica. Si apre all’ombra della Brexit e del Coronavirus l’89esima edizione del Micam, la più importante fiera internazionale della calzatura che si svolgerà a Milano fino al 19 febbraio.
Nonostante la congiunzione non propizia la mostra presenterà anche quest’anno numeri importanti come un totale di 1205 espositori, di cui 628 italiani e 577 stranieri che presenteranno in anteprima le collezioni autunno inverno 2020-21. Per la nostra provincia resta indiscussa la presenza delle aziende del comparto calzaturiero di Monsummano Terme e della Valdinievole.
In particolare, i calzaturifici locali associaziati a Confindustria Toscana Nord che saranno presenti al Micam per Monsummano sono El Vaquero, Gam srl, Montemario, Navayos srl e Sturlini, insieme a Aldo’s Hundred, Luca Grossi srl, Lussy e Stokton srl di Pieve a Nievole e poi ancora Daniele Lepori e Indios Shoes srl di Ponte Buggianese, Calzaturificio 181 di Chiesina Uzzanese e Madaf Calzaturificio di Larciano olte a The Flexx e Rapisardi di Pistoia.
Una presenza interessante anche delle aziende della provincia di Lucca come Del Carlo di Porcari, L’Artigiana Viareggina di Capezzano Pianore, Lelli Kelly di Capannori, Lottini srl di Ponte a Moriano e Peveradamoda srl di Segromigno in Monte. Un’edizione, questa, che propone anche novità interessanti che puntano l’attenzione ai contenuti di innovazione, tendenze e sostenibilità, senza perdere di vista i nuovi creativi.
"Le aziende socie di Confindustria Toscana Nord partecipano in massa al Micam – fanno sapere dall’associazione industriali di Pistoia – consapevoli che ogni previsione è al momento più difficile del solito a farsi. L’andamento relativo alle imprese di Lucca e Pistoia è tutto sommato coerente con il dato nazionale. Non si registra infatti per adesso alcuna ripresa dei consumi interni, mentre il settore nel suo complesso, al netto di alcuni distinguo che determinano posizionamenti diversi sui mercati, sta cercando di capire quanto sarà condizionato da tensioni geopolitiche". Quello a cui gli industrili fanno riferimento infatti è la crisi in Libia e l’escalation militare in Medio Oriente tra Usa e Iran dal permanere del rischio di venti protezionistici provenienti da oltreoceano sull’Europa, oltre che sulla Cina, dal possibile effetto della Brexit, arrivata alla sua fase finale. "C’è poi la grande incognita per le conseguenze del coronavirus – proseguono da Confindustria Toscana Nord – che tuttavia potrebbe determinare una riduzione delle importazioni dalla Cina e quindi, come bilanciamento, un maggior acquisto di prodotti anche italiani. I giorni di esposizione daranno le prime indicazioni".
Arianna Fisicaro