EMANUELE CUTSODONTIS
Politica

Pescia, si va al ballottaggio. In testa c’è Franchi. A sfidarlo sarà Vittoriano Brizzi

Netta sconfitta del centrodestra, Grassotti non arriva al 20%. Una parte aveva appoggiato Mandara che arriva al 15%

Riccardo Franchi e la sua squadra davanti alla sede elettorale

Pescia, 16 maggio 2023 – Quella del ballottaggio era, già alla vigilia, l’ipotesi più probabile. E dopo due giornate di voto, al termine dello scrutinio delle 8.549 schede che i votanti hanno deposto nelle urne, si è concretizzata: il 28 maggio, quando si tornerà al voto nella tornata decisiva, a sfidarsi per la conquista dell’ufficio del sindaco in Palazzo del Vicario, saranno Riccardo Franchi, sostenuto da Partito Democratico, Una Storia Nuova e Pescia è di Tutti, e Vittoriano Brizzi, alla guida della coalizione completamente civica formata da Avanti Tutta Pescia, Insieme per Pescia, Vivi Pescia e Pescia Cambia.

Fra i due rivali, un divario non decisivo, ma sicuramente importante. Per Franchi si è espresso il 35% dei pesciatini, per Brizzi il 29%. Più indietro Antonio Grassotti, la cui candidatura era sostenuta da un gruppo civico, Fiducia in Grassotti Sindaco, Fratelli d’Italia, Lega per Salvini e Forza Italia-Udc-Noi Moderati, con poco meno del 18% dei voti totali, Giancarlo Mandara, candidato da Voltiamo Pagina, Per un futuro Comune-Pescia Solidale, Un’altra Pescia e Conforti per Mandara, con il 15%.

Si è fermata al 3%, infine, Sabrina Lazzerini, sostenuta da Pescia in Movimento e Pescia a Sinistra. Già a un paio di ore dalla chiusura dei seggi, è apparso chiaro che non ci sarebbe stato un vincitore al primo turno, e ci sarebbe stato bisogno di una nuova tornata elettorale per decidere chi, nei prossimi cinque anni, riceverà il mandato per governare la città. Intanto, il primo dato che si è registrato è il nuovo calo nell’affluenza al voto.

Nel 2014, in occasione della prima elezione di Oreste Giurlani, furono in 10.512 a presentarsi alle urne, il 64.58% degli aventi diritto; nel 2018, dopo il commissariamento successivo alla condanna inflitta a Oreste Giurlani dal Tribunale di Firenze, furono 9.006, il 55.54%.

Fra domenica e lunedì, invece, solo 8.549 pesciatini hanno deciso di rispondere all’appello per indicare chi, secondo loro, dovrà farsi carico dell’amministrazione della città, il 52.33%. Mille votanti in meno rispetto a nove anni prima, un calo netto, del 12.25%.

L’altro dato politico rilevante è la netta la sconfitta dei partiti tradizionali. Se si esclude il Partito Democratico, salito al 20% circa rispetto al 12.673% del 2018, e Fratelli d’Italia, passato dal 2.899% al 7% circa, si sono registrate le forti flessioni della Lega per Salvini, scesa dal 9.171% al 5%, e di Forza Italia, calata dal 5.747% al 3%.

Dati sicuramente in controtendenza rispetto al trend nazionale; non era presente il logo del Movimento 5 Stelle, che nel 2018 aveva raccolto il 6.798% dei consensi, ma Pescia in Movimento, che aveva per capolista Marco Ardis, 5 anni fa candidato sindaco del Movimento, si è fermata all’1.188%.

A condizionare il voto dei pesciatini, probabilmente, la presenza di numerosi gruppi civici. Nelle prossime settimane i due schieramenti dovranno continuare a lavorare, studiare la strategia vincente, per arrivare pronti al turno decisivo che si svolgerà appunto fra due settimane.

La curiosità politica maggiore sarà vedere quello che sarà il comportamento degli elettori di centrodestra. Sicuramente questo schieramento è quello che esce più malconcio dalla prima tornata elettorale. Solo pochi mesi fa, alle elezioni politiche il centrodestra a Pescia, come in gran parte della Valdinievole aveva stravinto.

Storicamente si sa che con il passaggio alle amministrative c’è un calo di questo schieramento. Ma la percentuale ottenuta da Grassotti è davvero troppo bassa. Tra l’altro l’unico leader arrivato nella città dei fiori è stato quello della lega Matteo Salvini.

Ma evidentemente non è bastato. E’ stato chiaro che una parte del Centrodestra non ha gradito la candidatura di Grassotti e si è spostato sul candidato civico Mandara. Ma anche in questo caso non c’è stato l’exploit sperato. Per il centrodestra si apre sicuramente una fase di riflessione.