Calcio rosa Montalbano: Caterina Pippi, storia di generosità e altruismo

Terzino infermiera, nata a Pistoia ma residenza in Valdinievole: sul campo e fuori a disposizione degli altri

Caterina in azione, sul campo da pallone

Caterina in azione, sul campo da pallone

Chiesina Uzzanese (Pistoia), 8 giugno 2020 - Chissà se li ha mai ascoltati, ma questi versi in musica di Francesco De Gregori potrebbero essere la colonna sonora della sua vita. “E la vita Caterina lo sai / Non è comoda per nessuno / Quando vuoi gustare fino in fondo / Tutto il suo profumo”. Descrivono bene l’esistenza di Caterina Pippi, 25 anni il prossimo 12 luglio, infermiera di libera professione e calciatrice, nata a Pistoia ma da sempre residente a Chiesina Uzzanese, terzino sinistro con licenza d’attaccare (e segnare) dell’Unione Montalbano, la squadra di Promozione toscana di Larciano. Prima di tre sorelle (Benedetta, classe ’98, dopo aver frequentato l’istituto alberghiero a Montecatini Terme ha trovato un impiego a Berlino; Elena ne ha 21 e sta progettando la sua vita), ha un sogno: portare al campo da gioco, la domenica, Mario e Grazia, due suoi pazienti, due suoi tifosi, che s’informano sull’andamento delle partite, sui risultati e che, da tempo, le hanno promesso di seguirla dal vivo.

“Mi farebbe davvero piacere se venissero a vedere qualche gara interna – assicura –: sono due persone speciali e poi servirebbe non solo a me, ma ad aumentare il numero dei sostenitori della formazione, un assieme di ragazze che meritano”. La pandemia ha stravolto la parte sportiva di Caterina, non quella lavorativa. “Il lavoro non manca: da mattina a sera entro, bardata di tutto punto con le giuste precauzioni, nelle case di valdinievolini e lucchesi. Gli allenamenti serali e la partita, invece, non ci sono più, da quasi 3 mesi. Mancano, tanto. Ora che hanno decretato la fine della stagione, credo che riprenderemo a settembre, con la preparazione. E nel frattempo? Un po’ di corsa, qualche calcio al pallone… Probabilmente palestra, visto i protocolli del pallone, col distanziamento in campo impossibile da attuare”.

Niente sgroppate sulla fascia, che l’hanno etichettata come una delle più veloci, se non la più veloce della compagine. “Ringrazio le mie compagne di squadra di avermi definita così: sarà perché mi vedono partire da dietro… Se ho la possibilità, non disdegno il tiro in porta, altrimenti preferisco appoggiare il pallone al centro, aiutare le altre a fare gol. Mi dà soddisfazione”. Aiutare gli altri, in campo e fuori, da infermiera. “Adesso la situazione è più tranquilla, ma la gente è ancora angosciata, stenta a ripartire. Chi sono i miei pazienti? Non solo anziani: chiunque abbia bisogno”. Iniziò a giocare da bambina, dapprima nel Rovezzano, grazie all’attuale diesse della Pistoiese Barsotti, poi nell’RB Montecatini, quindi a Pescia nel maschile e ancora Montecatini, Lucca 2003, di nuovo Montecatini, Giovani Granata Monsummano e Montalbano.

“Di primo impatto, passo per timida, ma nello spogliatoio e sul terreno da gioco mi sciolgo. Faccio parte di un bel gruppo, di gente seria, di amiche. Un gruppo impreziosito dal tecnico, Nico Mattioli: uno che mi grida ‘cinghiala’ e mi fa piacere, perché significa che sto giocando bene, sprigionando tutta la mia energia, forza, caparbietà e aggressività. Se c’è un rimpianto di quest’annata è quello di aver conquistato con merito la finale di Coppa Toscana, che hanno annullato per prima. Mancava una sola gara: mi sarebbe garbato giocarla”. A noi, come a Grazia e Mario, ammirarla. Ma la vita non è comoda per nessuno.

Gianluca Barni