GABRIELE GALLIGANI
Sport

La scomparsa di Salvatore Matarazzo. Rinunciò a due miliardi per Majer Art

Con il suo allievo vinse dieci gran premi sulle piste di tutta Italia: dall’accoppiata Terme-Dante all’Europa. E' scomparso a 86 anni per un arresto cardiaco

Majer Art dopo il suo trionfo nell’Europa

Montecatini Terme (Pistoia), ​29 marzo 2022 - Cosa fare quando ti offrono due miliardi per un puledro che ha pagato 18 milioni alle aste? Seguire le ragioni del cuore o quelle del portafoglio? E’ il bivio che si era trovato di fronte Salvatore Matarazzo dopo le prime vittorie importanti del suo Majer Art. L’allenatore campano, scomparso domenica sera per un arresto cardiaco all’età di 86 anni, qualche dubbio l’ebbe. Del resto la cifra era di quelle che ti possono anche cambiare la vita. Ma furono i familiari a togliergli qualsiasi remora. "Se lo vendi divorzio", disse la moglie. Mentre i figli minacciarono di abbandonare il lavoro in scuderia. Insomma vinse il cuore. E Majer Art restò insieme al suo scopritore. E fu una scelta vincente per entrambi. Majer Art e Matarazzo sembravano fatti uno per l’altro, come Delfo e Brighenti, Wayne e Fontanesi, Vivaldo Baldi e The Last Hurrah.

Majer Art fece parlare di Matarazzo fuori dai confini regionali, mentre gli appassionati toscani lo apprezzavano da tempo. Con Majer arrivarono diversi gran premi, dieci per l’esattezza: l’Italia a Bologna, il Terme che all’epoca era una sorta di rivincita del Derby, Marche, Stabile ad Aversa. E poi a quattro anni: il Dante Alighieri (centrando così quel doppio col Terme che solo i grandi cavalli hanno ottenuto sulla pista del Sesana, il Città di Torino, il Città di Taranto, il Firenze e soprattutto l’Europa a San Siro. E infine, da anziano il Grassi a Cesena, oltre a tutta una serie di piazzamenti nelle principali corse del nostro trotto. Proverbiali e le sfide con Mint di Jesolo, il leader della sua generazione. E spesso il derbywinner doveva alzare bandiera bianca di fronte a quel cavallone dal mantello scuro. Ma Salvatore Matarazzo non è stato solo Majer Art. Certo, passerà alla storia per lui e per il suo prodotto migliore, Cipollini Mario, con il quale ci fu un passaggio di testimone con il figlio Massimo, ma sarebbe fargli un torto. Perchè Salvatore Matarazzo è stato un grande uomo di cavalli. Proveniva da una dinastia di guidatori. La famiglia era originaria di Santa Maria Capua Vetere. Negli anni Sessanta si trasferì al nord, andando a lavorare dai Biasuzzi, diventando la seconda guida di Giancarlo Baldi e con Barbablù si levò le prime soddisfazioni come nel Città di Padova nel ’69 grazie a una sua abile mossa. Poi si trasferì a Montecatini dove mise scuderia per conto proprio. E nonostante i modi spicci nella guida conquistò tutti con quella sua simpatia tutta napoletana. E per tutti divenne Dudù.

Pian piano cominciarono ad arrivare risultati con qualche suo allievo: Monepo, Harlow, Caleidoscopio, Desafios. Tanto che Cesare Meli glì affidò i cavalli della scuderia Bellosguardo e con Fellow d’Assia arrivò la vittoria nel Dante Alighieri. Poi l’esplosione con Majer Art. Oltre alla notorietà e ai successi gli arrivarono anche offerte da importanti scuderie. Roberto Morsiani gli affidò tutti gli eff ettivi della scuderia L’Airone. Fra questi c’era Muzzi Air, coetaneo di Majer Art. Entrambi parteciparono al premio Encat a San Siro del ’92. Matarazzo salì ovviamente sul sulky di Majer e lasciò le redini di Muzzi a Carletto Bottoni che vinse il gr an premio. Però dopo quella corsa visto che Muzzi Air e Majer Art avrebbero incrociato spesso i loro destini, Salvatore Matarazzo andò da Morsiani e rinunciò correttamente all’incarico visto il "conflitto d’interessi". E questo episodio la dice lunga non solo sul professionista, ma anche sull’uomo.

I funerali di Salvatore Matarazzo si svolgeranno oggi pomeriggio (29 marzo)  alle 14,30 nella chiesa del Corpus Domini.