Firenze, 22 settembre 2024 – Sicché, dopo Enrico Costa, anche Mariastella Gelmini, Giusy Versace e Mara Carfagna hanno lasciato Azione. Era nell’aria ma alla fine hanno deciso di tornare a casa, più o meno. Per Azione è un durissimo colpo. Carlo Calenda ha preso atto “con rammarico” della decisione delle tre parlamentari di “lasciare un partito che le ha accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del loro percorso politico”. “Rispettiamo le scelte personali, ma riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura contravvenendo così al mandato degli elettori. Una pratica che contribuisce ad allontanare i cittadini dalla politica”, ha detto Azione.
Tra i più soddisfatti della decisione c’è qualche esponente di Italia Viva, come Luciano Nobili, renziano di lungo corso, consigliere regionale nel Lazio, che attacca Calenda: “Le scelte rispettabili di Enrico Costa, di Maria Stella Gelmini, di Mara Carfagna, di Giusy Versace e di tanti altri che a livello locale stanno abbandonando Azione dimostrano platealmente che la strada indicata da Matteo Renzi è quella giusta. L’ultimo tentativo possibile di costruire il centro è stato colpito a morte da Carlo Calenda. Quella prospettiva non c’è più e il sistema politico si va riorganizzando in una logica bipolarista: loro vanno con la destra sovranista di Meloni e Salvini, noi lo abbiamo capito per primi e lavoriamo ad un nuovo centrosinistra, che sia capace di mandarli a casa. In mezzo resta soltanto l’irrilevanza velleitaria di qualche avventura personale”, ha detto Nobili attribuendo ogni colpa della fine dell’ex Terzo Polo al leader di Azione.
Si fa tuttavia fatica a capire la contentezza. Italia Viva ha perso pezzi pregiati, come Ettore Rosato ed Elena Bonetti, passati da essere renziani di ferro a reietti. Pochi giorni fa ha lasciato IV anche l’economista Luigi Marattin.
Viene dunque da chiedersi in quanti siano davvero contenti della svolta a sinistra del partito di Renzi. Per capirci qualcosa di più bisognerà aspettare l’assemblea nazionale del 28 settembre a Roma. Ci saranno altri addii dopo quello di Marattin? In ogni caso, per l’ex Terzo Polo è solo un’altra brutta notizia.
I liberaldemocratici erano implosi già da tempo, carnefici di sé stessi. L’inerzia ha fatto il resto. Il risultato è che l’unico partito ora in grado di rappresentare le istanze moderate con qualche possibilità di incidere concretamente è Forza Italia. Un partito che, va detto, difende le istanze liberali ma fa parte di una coalizione di destra che non di rado è in contrasto con lo spirito che ha dato vita a Forza Italia. Basta vedere i duelli recenti con Lega e Fratelli d’Italia sullo Ius Scholae e sulla tasse sui cosiddetti extra profitti delle banche che piace tanto a Giorgia Meloni. Per non parlare della posizione - coerente con i valori del Partito Popolare Europeo - che ha tenuto Antonio Tajani, al tempo delle Europee, su Rassemblement National e Alternative für Deutschland. Ma per quanto ciclicamente emergano delle difficoltà a stare in una coalizione come quella che oggi governa l’Italia, Forza Italia dimostra di essere l’unico partito in grado di rappresentare un’alternativa credibile all’ex Terzo Polo, che un tempo avrebbe potuto valere il 7-8 per cento e oggi invece è soltanto la scimmia del proprio ideale.