DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Il domandone dem in Usa: che fare ora con Biden?

Cosa succederà nel Partito Democratico? Cambierà in corsa il candidato anti Trump? La colpa delle brutte figure? Soprattutto dello staff… E la vice non sembra così incisiva, basti pensare alla questione immigrati

Il presidente Usa Joe Biden, la vice presidente Kamala Harris e il segretario della Difesa Lloyd Austin

Il presidente Usa Joe Biden, la vice presidente Kamala Harris e il segretario della Difesa Lloyd Austin

Firenze, 7 luglio 2024 – Gli elettori del Partito Democratico americano sono ancora scioccati dal dibattito fra Joe Biden e Donald Trump, ma forse sono ancora più scioccati dalle speculazioni dei giorni successivi. Biden si ritira o no? L’impressione è che il disastroso duello televisivo con Trump sia diventata l’occasione giusta – il pretesto - per provare a realizzare l’impensabile: sostituire in corsa il presidente degli Stati Uniti d’America che vuole ricandidarsi alle elezioni di novembre. Non è chiaro ancora quale sarà la soluzione definitiva; Biden fin qui è stato convinto di poter battere ancora una volta Trump. L’argomento finora è stato determinante nelle scelte strategiche dei Democratici, comprese quelle dello stesso Biden. New York Times e Cnn hanno scritto e detto che il presidente starebbe valutando il ritiro. Poi però nell’incontro con i governatori democratici, lo stesso presidente ha spiegato di voler proseguire la corsa. Dove sta la verità? Forse un po’ dappertutto. Sappiamo che Biden si sta consultando con la famiglia, con lo staff, eppure se c’è qualcuno che ha delle responsabilità è proprio chi lo circonda. Soprattutto lo staff, che lo ha lasciato andare allo sbaraglio in tv contro Trump. Il risultato è che adesso c’è un argomento, più forte di tanti altri, che può usato contro Biden: anche se vincesse, il presidente non potrebbe garantire quattro anni di governo. L’argomento ha una sua solidità fra i nemici, interni ed esterni, dell’inquilino della Casa Bianca e potrebbe nuocere molto. Il problema è che non c’è nessuno in grado di sostituirlo. O meglio, i sostituti ci sono ma tanto vale che allora Biden corra. Kamala Harris, alla quale Biden ha affidato la delicata questione dell’immigrazione, non ha ottenuto grandi risultati. In campagna elettorale Biden e Harris avevano promesso di mettere fine alla "vergogna dell’amministrazione precedente", ma non è cambiato molto. Nel 2021, Harris aveva pronunciato il suo noto discorso per scoraggiare i migranti a raggiungere gli Stati Uniti: "Voglio essere chiara con le persone di questa regione che stanno pensando di intraprendere quel pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico: non venite". Anche queste parole però hanno sortito pochi effetti. Nel maggio 2023, gli Stati Uniti furono colpiti da un’improvvisa ondata migratori al confine con il Messico, a causa della decadenza del cosiddetto "titolo 42", un provvedimento della Casa Bianca che permetteva – a causa della pandemia – di rifiutare l’ingresso negli Stati Uniti per motivi di sanità pubblica. Tutto materiale per Trump. L’immigrazione è infatti uno dei temi più polarizzanti del dibattito pubblico americano. Secondo un’analisi dell’istituto di ricerca Gallup pubblicata ad aprile "il 27 per cento degli americani afferma che il problema più importante che gli Stati Uniti devono affrontare è l’immigrazione". Aprile era il terzo mese di fila con un dato così alto, il periodo più lungo in 24 anni per questo tipo di rilevazione statistica. Un problema più sentito, dagli statunitensi, dell’economia e dell’inflazione. Da questo punto di vista – e non solo – l’eventuale candidatura di Kamala Harris potrebbe essere assai problematica per i Democratici. Che davvero una nuova vittoria di Donald Trump sia inevitabile?

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