
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Firenze, 16 febbraio 2025 – Nelle sovraffollate e fatiscenti carceri italiane ci si continua a suicidare. A poche ore di distanza, tra il pomeriggio di venerdì e la mattina di ieri, due detenuti si sono tolti la vita. Uno a Prato, l’altro a Firenze. Come già spiegato su queste colonne, le cause di un suicidio possono essere molteplici e ogni suicidio fa storia a sé. Ma se in una cittadina di 60mila abitanti, tanti quanti sono i detenuti attualmente presenti negli istituti penitenziari, ci fossero novanta suicidi l’anno (record stabilito nel 2024; ora siamo a 12 in un mese e mezzo), probabilmente ci chiederemmo, ogni giorno, che cosa sta succedendo e perché. Magari un giorno uno studio scientifico ci spiegherà che il sovraffollamento non c’entra niente con la volontà di togliersi la vita, ma per ora possiamo chiederci se invece non sia proprio fra le cause che rendono la vita in prigione così insostenibile.
Oltretutto, il sovraffollamento non colpisce più soltanto le prigioni per adulti, ma anche gli Istituti Penali per Minorenni. È lecito domandarsi se un giorno non assisteremo a fenomeni suicidari anche tra i giovani detenuti. Il ministero della Giustizia ha tuttavia trovato un curioso modo di risolvere la questione: esternalizzare la detenzione minorile al carcere per gli adulti, concentrando fino a 50 giovani adulti - provenienti da vari istituti - all’interno di una sezione detentiva della Casa Circondariale di Bologna. I giovani ristretti, che dovrebbero essere trasferiti il prossimo 25 febbraio, saranno separati dagli adulti. Ma cambierà poco.
Si tratta di una soluzione organizzativa che - hanno spiegato qualche giorno fa Antonio Ianniello, garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, e Roberto Cavalieri, garante della Regione Emilia-Romagna - “suscita enormi perplessità e grave preoccupazione nella misura in cui si prefigura un’alta concentrazione di vicende personali e detentive più problematiche di altre, anche incardinata nella prospettiva concreta di una precaria e incongrua offerta di interventi educativi, e anche non escludendo che possano comunque prendere corpo forme di pericolosa e negativa influenza da parte della popolazione detenuta adulta in danno dei ragazzi, benché tenuti separati. I presupposti di amplificate difficoltà sembrano già essere concreti”.
Peraltro, com’è la situazione del carcere di Bologna? Pessima, come nel resto d’Italia. Secondo l’ultimo rapporto di Antigone, “il carcere di Bologna ospita 810 detenuti su una capienza regolamentare di 500 posti. 535 persone hanno una condanna definitiva, 409 sono stranieri/e, 73 sono donne”. In generale, “la situazione tra le sezioni risulta disomogenea: il ‘clima’ appare più disteso in alcuni reparti a ‘trattamento avanzato’, mentre una situazione più problematica si percepisce in spazi destinati al ‘trattamento ordinario’, con diverse celle buie e silenziose”.
Magari Carlo Nordio con una magia alla Harry Potter allargherà il carcere di Bologna, anche se può sempre spostare 50 ristretti altrove (nel carcere di Fossombrone, nelle Marche, pare, alla faccia del principio di territorialità della pena). Ma resta un fatto: non è un’ala del carcere degli adulti il posto per i giovani detenuti che scontano la pena per reati commessi da minorenni.
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