David Allegranti
Pecore Elettriche

La Francia ha scoperto il “governo balneare”

Le Pen si è vantata di votare per abbattere Barnier che, ha detto, è stato “responsabile di una legge di bilancio che penalizza i francesi giudicati troppo ricchi per essere aiutati, ma non abbastanza poveri per sfuggire alla persecuzione fiscale”. E ora?

Emmanuel Macron (Foto Ansa)

Emmanuel Macron (Foto Ansa)

Firenze, 8 dicembre 2024 – Il governo di Michel Barnier, già primo ministro francese, appena sfiduciato con 331 voti, è durato 90 giorni. Ad abbatterlo è stato il «fuoco amico» - amico si fa per dire - dell’estrema destra di Marine Le Pen, che si è alleata con l’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon per congedare il governo voluto da Emmanuel Macron. Qualcuno era convinto che quella del presidente della Repubblica fosse una mossa geniale, un modo per disarticolare il consenso degli estremisti di ogni ordine e grado, di destra e di sinistra. È finita molto male e la Francia ha scoperto di assomigliare alla politica nostrana.

Noialtri infatti siamo un cosiddetto laboratorio politico, fonte di ispirazione anche per altri governi. Sicché anche quello di Barnier può essere considerato un gouvernement balnéaire. Come ne abbiamo avuti noi. Il Governo Leone I – durato dal 21 giugno 1963 al 4 dicembre 1963 - è stato il primo governo cosiddetto «balneare». La formula esprime con immediata efficacia il concetto di un esecutivo di breve e predefinita durata - un governo a tempo, insomma, se non a progetto - ma, come ha osservato Giacomo Canale, consigliere della Corte costituzionale, «può indurre a sottovalutare l’importante funzione di (necessaria) decantazione che svolse per consentire al processo di transizione politica del centro-sinistra di giungere a definitiva maturazione». Nel caso della Francia e di Macron sorge però spontaneo chiedersi quale fossero il progetto e la decantazione che avrebbe dovuto svolgere il governo Barnier. Ma non sottilizziamo. Che dire poi del ruolo di Marine Le Pen, che pur di far fuori Barnier ha votato la sfiducia insieme a Mélenchon, che ormai si vede con un piede dentro il Palazzo dell’Eliseo? Potremmo definirla un «franco tiratore»? Franco tiratore ricalca il francese franc-tireur, dal quale riprende il significato storico: un corpo di milizie volontarie che fu istituito nella regione dei Vosgi e che difese la nazione quando fu invasa nel 1792, nel 1815 e nel 1870.

Vocabolario della lingua italiana Treccani alla mano: «Guerrigliero che opera, per lo più isolato o in piccoli gruppi, contro forze regolari, soprattutto nei centri abitati che il nemico cerca di occupare o sta evacuando». Dunque «franco tiratore» conservava, militarmente parlando, un’aura romantica. In politica invece è diventato sinonimo di impallinatore, di traditore, di fuoco amico. Il franco tiratore opera nel segreto dell’urna, dove non ti vede nessuno. Qui per la verità è tutto ben visibile, non ci sono segreti. Le Pen si è vantata di votare per abbattere Barnier che. ha detto Le Pen, è stato «responsabile di una legge di bilancio che penalizza i francesi giudicati troppo ricchi per essere aiutati, ma non abbastanza poveri per sfuggire alla persecuzione fiscale». E ora? Ora arriverà un nuovo capo del governo, ma non c’è nessuno in Francia che riesca ad arginare Macron, con quelle grandissime idee ancorché un po’ avventate che rischiano di farlo sembrare il Matteo Renzi francese; Macron però, a differenza del nostro ex presidente del Consiglio, non ha promesso di andarsene, anzi sembra essere molto convinto di restare al suo posto. Ultimo dubbio: come si traduce nella politica francese «l’ipotesi Amato?».

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