DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Il ddl Zan arriva in Senato, il Pd si gioca la sua credibilità

La segreteria Letta ha drammatizzato molto lo scontro con Matteo Renzi e con Matteo Salvini, spiegando sic e simpliciter che la legge va approvata così com’è. Il nodo Renzi

Una manifestazione pro Ddl Zan

Firenze, 13 luglio 2021 - C’è un partito che più di altri - più della Lega, più di Italia viva - si gioca la credibilità sul ddl Zan, che oggi arriva in Senato: il Pd. La segreteria Letta ha drammatizzato molto lo scontro con Matteo Renzi e con Matteo Salvini, spiegando sic e simpliciter che la legge va approvata così com’è. Per qualcuno potrebbe sembrare una dimostrazione di coraggio - Letta in lotta contro i mulini al vento - ma già soltanto un rinvio, evento possibile, sarebbe uno schiaffo per l’ex presidente del Consiglio, che da quando è diventato segretario ha cercato di spostare a sinistra l’asse del Pd, peraltro già sufficientemente connotato dalla segreteria Zingaretti. Insomma è il Pd frontista quello in discussione oggi.

Non è una sorpresa, per come si è messo il dibattito in queste settimane il Pd non avrebbe potuto fare diversamente. Un passo indietro avrebbe certificato - dopo la ferma presa di posizione lettiana contro le correnti: ne sono nate subito tre - la debolezza del segretario e dei Democratici, ai quali non resta, per competere con Salvini, che puntare sul massimalismo identitario.

Anche perché l’alleato preziosissimo, i Cinque stelle, è in difficoltà da settimane e non può offrire garanzie di solidità (ha già contaminato il dibattito pubblico con l’antipolitica e il pauperismo, adesso sono rimaste ben poche “varianti”).

Certo, sul Ddl Zan i Cinque stelle si schierano a favore, ma il punto riguarda la loro tenuta complessiva. Anche perché il ddl Zan è diventato un feticcio per misurare, più complessivamente, la compattezza parlamentare dell’alleanza Pd-Cinque stelle che va alla guerra con Lega e Italia viva. Il duello si potrebbe ripetere su qualsiasi issue. Dalla giustizia alle riforme. C’è un asse possibile fra Italia viva e Lega destinato ad autoreplicarsi? Non a caso Renzi ha detto che firmerà per i referendum costituzionali promossi da Radicali e Lega.

In ogni caso, qualora fosse così, il Pd resterebbe legato inossidabilmente ai Cinque stelle, l’unica àncora di salvataggio. Matteo Renzi sembra saperlo, per questo insiste nel cercare (e trovare), su ogni questione del dibattito pubblico parlamentare, una spigolatura che lo caratterizzi. In palio sembra esserci, sia per Renzi sia per Salvini, il voto dei moderati. Il famoso centro spesso bistrattato ma utilissimo per mantenere un equilibrio nelle maggioranze. Difficile che questo centro possa presentarsi compatto alle elezioni - sono troppi i galli nel pollaio, da Renzi a Carlo Calenda - ma già un’operazione di allargamento del consenso dell’area metterebbe in difficoltà i progetti grillopidì.