
Pecore Elettriche
Firenze, 27 aprile 2025 – Ma se alla fine il candidato presidente di Regione per il centrosinistra non lo facesse davvero Eugenio Giani? L’eventualità è presa in seria considerazione anche dallo staff del presidente uscente, che da settimane ne parla in conversazioni riservate. D’altra parte nel Pd – nella maggioranza che governa il partito – c’è chi vorrebbe cambiare, magari puntando su profili più vicini all’attuale segreteria nazionale. Elly Schlein da tempo vorrebbe costruire una classe dirigente a sua immagine e somiglianza. Ma per farlo ha bisogno di figure apicali a lei vicine (meglio note come SOC, Schleiniani di Origine Controllata). E perché non già in Toscana?, ragiona qualcuno che avrebbe pronti anche un paio di possibili candidati, come Emiliano Fossi, deputato e segretario regionale, o Marco Furfaro, responsabile iniziative politiche del Pd nazionale.
L’entusiasmo per i sondaggi molto positivi nei confronti del centrosinistra in Toscana rischia però di far perdere l’equilibrio a chi governa la Regione. Con un altro candidato il Campo Largo potrebbe ottenere lo stesso risultato? Oppure è il Giani il valore aggiunto del centrosinistra? E quale sarebbe la motivazione per il cambio? Tra i due livelli - regionale e nazionale - non ci sono differenze di vedute su un’alleanza la più larga possibile. È lo stesso presidente di Regione uscente a teorizzare una coalizione larghissima, che tenga dentro M5S e Italia Viva. Una coalizione così larga che Giani stesso avrebbe non pochi problemi a tenere insieme. Ma quantomeno l’indirizzo toscano coinciderebbe con la logica testardamente unitaria della segretaria Schlein, che ci tiene tanto al dialogo con Beppe Conte e i suoi. È un mistero che nessuno è mai riuscito a risolvere, fin qui: perché il Pd non riesce a liberarsi dei populisti? Forse perché non sono più davvero populisti? O perché la sinistra continua a pensare di doversi far perdonare qualcosa e vede nel M5S lo strumento per espiare le proprie “colpe” nei confronti del popolo?
Servirebbe una motivazione ben più forte - visto che Giani non è d’ostacolo al Campo Largo, finanche grandangolare - per silurare il presidente di Regione dopo un solo mandato. E pare saperlo lo stesso Giani, che a proposito delle indiscrezioni sui possibili sostituti ha detto a Controradio: “Sinceramente mi lasciano indifferente. Io ho tanto da lavorare sui problemi e quindi mi sto applicando sui temi e sulle cose da fare”.
Non sappiamo dire se l’indifferenza prevalga sul serio; però dietro l’intenzione già manifestata da Giani di votare prima possibile c’è l’idea di farsi confermare subito come candidato presidente. Se davvero le elezioni regionali venissero spostate al 2026 a cogliere l’occasione potrebbero essere, oltre al destra-centro, che ha non pochi problemi, anche gli stessi schleiniani. Magari andando incontro a un pezzo dell’alleanza, rappresentato da Sinistra Italiana, che chiede le primarie. Resta da capire se il centrosinistra toscano si possa permettere il lusso di rinunciare al suo presidente di Regione uscente. Con un altro candidato del Pd - e chiunque oggi sarebbe meno noto di Giani – Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, risulterebbe infatti assai competitivo.