DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Se i social network irrompono sulle urne

Donald Trump in questi anni ha usato compulsivamente Twitter - oggi X - come un’estensione della propria campagna elettorale permanente, contribuendo ad allargare la distanza tra le fazioni in campo e a incrementare la polarizzazione del dibattito

Elon Reeve Musk (Pretoria, 28 giugno 1971) è un imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense

Elon Reeve Musk (Pretoria, 28 giugno 1971) è un imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense

Firenze, 3 novembre 2024 – I social media sono uno strumento di contrazione del globo e rendono immediata la condivisione di informazioni. Ma possono anche essere usati per manipolare l’opinione pubblica. Donald Trump in questi anni ha usato compulsivamente Twitter - oggi X - come un prolungamento della sua voce, un’estensione della propria campagna elettorale permanente, contribuendo ad allargare la distanza fra le fazioni politiche in campo e a incrementare la polarizzazione del già fratturato dibattito pubblico statunitense attraverso la retorica del complotto, il sentimento antiscientifico e la politica dell’insulto.

Ha potuto far fruttare politicamente un radicato senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei media tradizionali, in competizione con i social media per la conquista dell’attenzione di elettori e lettori, conducendo un deliberato attacco verso giornali, radio e tv a suo dire ostili. Non solo: l’ex presidente degli Usa, candidato alle elezioni del 5 novembre, si è scagliato anche contro gli stessi compagni di partito e gli alleati, in una vorticosa ricerca del nemico di turno da additare al pubblico ludibrio. Twitter è diventato uno strumento di perseguimento del potere. L’ideologia di Twitter è stata improntata, non solo sotto l’egida di Musk, alla libertà d’espressione e di pensiero. Almeno nelle intenzioni iniziali.

Questo ha permesso a gruppi minoritari di avere accesso a un mezzo di comunicazione con centinaia di milioni di utenti e ha permesso loro di costruire una community, una base, in grado di contare poi al momento del voto. Un voto non solo politico, ma anche nelle scelte di consumo. Gli hashtag dei tweet hanno permesso di mettere in contatto persone sconosciute, raccolte sotto una stessa, infinita, conversazione. L’anonimato più o meno garantito ha consentito agli utenti anche l’uso di una comunicazione più aggressiva, secondo l’idea errata di una impunità diffusa. È così che troll e utenti falsi hanno invaso il dibattito pubblico, utilizzando un registro linguistico che probabilmente nella vita di tutti i giorni non userebbero, a eccezione – probabilmente – dello stesso Trump. Il che ha aumentato la polarizzazione dello scontro. Sia da candidato, sia da presidente degli Usa, Trump ha mantenuto intatto lo stesso livello comunicativo, incentrato su una sostenuta aggressività linguistica. Di volta in volta, ha individuato i nemici contro cui scagliarsi e contro cui scagliare il suo pubblico.

A dargli una mano stavolta è stato anche Musk, che ha quasi 203 milioni di follower su X. In questa campagna elettorale ha sostenuto - per 22 volte - che i Democratici stanno ’importando’ migranti per farli votare. Eppure per guadagnarsi il diritto a votare in un’elezione federale bisogna essere statunitensi, dunque se stranieri bisogna essere naturalizzati (e i criteri sono stringenti, servono anni). Fino all’agosto 2024, sono stati naturalizzate 3 milioni e 300mila persone sotto l’amministrazione Biden. Sotto l’amministrazione Trump, circa 3 milioni. E naturalmente non è detto che votino per i Democratici, anzi. Magari votano pure per Trump. Ma questo per Musk non è importante. L’importante è manipolare la realtà di fronte a centinaia di milioni di persone.

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