DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Libertà, risorsa scarsa. Va difesa ad oltranza

Se c’è un Paese che invade un altro, peraltro a meno di duemila chilometri da noi, che terzietà possiamo mai avere?

Pecore elettriche

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Firenze, 6 marzo 2022 - Le società complesse richiedono una attenzione costante. Una costante capacità di lettura e interpretazione dei fatti, che ci arrivano attraverso mille fonti e un sovraccarico informativo che ci impedisce di seguire gli eventi in maniera ordinata. Chiunque in questi giorni di guerra in Ucraina apra un giornale, una timeline su Twitter o accenda la tv se ne può accorgere. In mezzo a questi fatti così complessi, a questo mondo così intrecciato, ci sono però dei punti molto chiari. Non c’è niente di accettabile nella decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina, Paese libero e sovrano che ha diritto alla propria autodeterminazione e alla propria libertà. Libertà è una parola stupenda ma è tra le più maltrattate. Viene invocata quando non c’è più, senza però porsi il problema quotidiano di ritenerla - come altre “fonti” - una risorsa scarsa. La libertà è invece proprio una risorsa scarsa, è per questo preziosa e va difesa.

Per un malinteso senso della Costituzione - lo stracitato articolo 11 - c’è chi pensa che i padri costituenti proponessero un irenismo assoluto e per questo ora scende in piazza per chiedere la pace, invocando terzietà di fronte agli eventi in Ucraina. Ma se c’è un Paese che invade un altro, peraltro a meno di duemila chilometri da noi, che terzietà possiamo mai avere? La decisione dei governi, compreso quello italiano, di inviare armi agli Ucraini per difendersi - lasciamo stare gli aggettivi che vengono dopo, “letali” o “non letali”: sono armi - è stata giusta. Una scelta che può avere delle conseguenze, stando alle minacce di ritorsione che Putin ha elargito ai leader e alla società occidentali in questi giorni. Come dice opportunamente l’Istituzione di studi di Firenze per l’Europa in una lettera aperta, diffusa ieri, “siamo ad una svolta storica che richiede senso di responsabilità, ma anche fermezza, pagando i prezzi che ci saranno da pagare non solo con le sanzioni. Il Presidente Vladimir Putin con i suoi apparati tenterà di dividere il fronte occidentale con ogni mezzo, perché la guerra di oggi è anche e più di sempre guerra di comunicazione e di tenuta dei ‘fronti interni’”.

Gli appelli alla pace che nascono dalla paura “hanno una seria giustificazione con un personaggio come Putin, che può incarcerare migliaia di oppositori al giorno. E che può agire sulle nostre imprevidenze e sull’assenza in Italia come in Europa di una autonomia energetica e di una forza di sicurezza e di difesa pur nell’ambito della Nato. Così dietro al pacifismo più sincero si possono annidare anche le visioni ostili alla Nato, agli Usa e alla Ue”. Naturalmente, aggiunge l’Isfe, servono passi in avanti: “La salvaguardia della pace continentale impone all’Unione europea una svolta culturale e strategica: una politica di difesa e sicurezza collettiva a supporto di una politica estera che non può essere affidata ad altri che a noi stessi. Una esigenza che si intravede nella cornice dello Strategic Compact che si dovrebbe varare al vertice Ue di questo mese. Una espressione di autonomia che comporta investimenti massicc i su spazio, energia e semiconduttori, settori indispensabili per le nostre esigenze strategiche”. Tutte emergenze che proseguiranno anche dopo la fine del conflitto.

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