Firenze, 5 ottobre 2024 – Il Campo Largo, CL per gli amici, non esiste già più. L’ulteriore dimostrazione che forse non è mai esistito davvero e che era soltanto una creatura nata sui giornali o giù di lì. L’opposizione alla destra non è riuscita a trovare una linea comune neanche sul nuovo cda Rai. Di fronte alla decisione di Pd, Iv e Azione di non partecipare al voto per denunciare “l’occupazione della tv pubblica da parte dei partiti di governo”, M5S e AVS hanno scelto invece di esserci, vanificando l’operazione voluta dalla segretaria del Pd Schlein.
Sicché: la destra avrà pure i suoi bei problemi, ma dimostra una compattezza che l’opposizione non ha. Per il Pd sembrava che il problema fosse solo Matteo Renzi, desideroso di rientrare nel centrosinistra ma senza fornire effettive garanzie di stabilità per la coalizione. Difficilmente potrà darne, peraltro: Renzi è tra i pochissimi leader a essersi sintonizzato con la pancia e la testa del Paese; in questo assomiglia davvero a Silvio Berlusconi. Per questo l’elettorato dei Democratici non gli perdona quello che considera un autentico tradimento. Renzi è stato in grado di cogliere alcuni aspetti autentici, anche in senso deteriore, degli italiani.
Improvvisamente, però, Schlein scopre che esiste anche un caso Conte. Per la verità, il capo del M5S da sempre rappresenta un problema per l’unità d’intenti del centrosinistra. Ha una sua agenda e intende perseguirla. In cima alla lista delle cose da fare, per Conte, ce n’è una: tenere fuori Renzi dalla coalizione di centrosinistra. “Schlein ha di fatto restituito centralità politica a Renzi, che è un fattore divisivo e ha sempre voluto distruggere il M5S”, ha detto al Corriere della Sera: “E questo, senza neppure prendersi la briga di avvertirmi e avere un serio confronto politico con me e gli altri alleati. Così il campo giusto si sfalda e si indebolisce e lo affermo garantendo la nostra autentica vocazione unitaria e la nostra determinazione nell’obiettivo di dare al Paese un’alternativa realmente competitiva a Meloni”. Pronta la risposta del leader di IV: “Conte usa me per attaccare anche Schlein: lui vuole indebolire la segretaria del Pd. I prossimi mesi diranno se il centrosinistra è guidato dagli appelli di Schlein o dai veti di Conte. A me interessa costruire un’alternativa alla Meloni e Salvini. Il centrodestra ha la maggioranza grazie alle divisioni dell’opposizione”.
Le fragilissime intese sono naufragate anche sui territori, in vista delle prossime elezioni regionali. E il rischio ora è che il centrosinistra possa perdere in Liguria e in Umbria. Sicura sarebbe soltanto la vittoria in Emilia-Romagna. Non si tratta di un caso. Il Pd ha certamente le sue responsabilità, che non possono essere ignorate. Da tempo si è scelto il M5S come alleato dopo aver subito l’egemonia culturale del populismo, al quale è stato subalterno per tutti questi anni. A tratti - non sempre - il Pd scopre che l’alleato Conte non è il più leale, che è abituato a farsi i fatti propri. Ciononostante, il Pd ha sempre garantito ampia agibilità politica ai populisti. Dunque fa sorridere che proprio il capo del M5S si lamenti dello spazio concesso dal centrosinistra a Renzi. Beppe Conte è ingeneroso nei confronti del Pd: dovrebbe anzi ringraziarlo per aver politicamente tenuto in vita, finora, lui e i Cinque Stelle.
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