Ma il caso Almasri interessa davvero?

E’ interessante la mossa comunicativa della premier Giorgia Meloni. Ha trasformato il caso Almasri in un ennesimo duello tra magistratura e politica

Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish (Foto fawaselmedia/ansa)

Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish (Foto fawaselmedia/ansa)

Firenze, 2 febbraio 2025 – Una delle parti più spiacevoli del caso Almasri - una delle tante, in realtà - è che non si parla del caso Almasri. Si parla della presidente del Consiglio Giorgia Meloni indagata, si parla di quello che può fare o non può fare la procura, dell’autonomia della magistratura, della legittimità del potere politico a compiere certe scelte, compreso liberare un presunto torturatore in omaggio a una non meglio precisata ragion di Stato. Ma appunto non si parla del caso Almasri. Tanto più che questa settimana sono saltate, alla fine, le informative in Parlamento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

E dire che le domande abbondano: che cosa ci faceva Almasri a Torino, a parte vedere una partita di calcio? Perché è stato arrestato in Italia e non già in Germania? Colpa dei tempi tecnici? E perché il signor Almasri è stato espulso dal nostro governo? Perché il ministro della Giustizia Nordio non ha confermato l’arresto della polizia? Se l’arresto è irrituale, non è altrettanto irrituale che un governo decida di non dare seguito alle richieste della Corte Penale Internazionale, il cui Statuto peraltro è stato firmato a Roma nel 1998?

E in che senso il signor Almasri era pericoloso e per questo è stato espulso, come ha sostenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi? Era pericoloso per chi? Di certo non per l’Italia, visto che il capo della polizia giudiziaria libica nonché capo del famigerato carcere di Mitiga non sarebbe diventato il capo del nostro Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Casomai era pericoloso e ora lo è ancora di più per i libici che si trovano ad avere a che fare con lui. Ecco, forse sarebbe interessante avere qualche risposta su questo. La liberazione di Almasri risponde alle logiche della ragion di Stato? Il che potrebbe anche essere legittimo, ma sarebbe interessante esserne a conoscenza. Oppure si pensa che siamo in zona “arcana imperii” e quindi tutto debba essere celato agli occhi del pubblico?

Interessante la mossa comunicativa di Meloni. Ha trasformato il caso Almasri in un duello - l’ennesimo - fra magistratura e politica. Tutto il resto, il merito della vicenda, adesso non conta più. Il discorso è tutto incentrato ora sullo scontro fra poteri dello Stato. Uno scontro che potrà essere presentato dalla maggioranza come il solito attacco dei poteri più o meno storti, più o meno forti più o meno morti ai danni dei rappresentanti del popolo.

Insomma, ancora una volta prevarrà in questa vicenda chi la saprà raccontare meglio. Potrebbe persino essere l’occasione, per la maggioranza di governo, per rilanciare la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, anche quando questo non c’entra niente. E sarà un’occasione per far dimenticare la vicenda della ministra del Turismo Daniela Santanchè. O quantomeno per darle uno scudo politico supplementare (anche se persino il presidente del Senato Ignazio La Russa sembra avere qualche dubbio). Alla fine insomma tutto rischia di risolversi così: “Vedete? Il governo è sotto attacco, ce l’hanno tutti con noi. I soliti giudici non eletti vorrebbero governare al posto nostro”. Ma questa non è una risposta alle domande sul caso Almasri. Serve solo a spostare l’attenzione.

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