Firenze, 9 aprile 2022 - Domani, 10 aprile, in Francia si vota e il risultato è incerto. Professor Marco Tarchi, grazie ai suoi eccessi, Eric Zemmour ha “respectabilisé” - scrive l’Obs - Marine Le Pen, che a differenza del 2017 non è la candidata più “pericolosa” e per questo rischia persino di arrivare al ballottaggio con Emmanuel Macron e vincere. Le Pen può davvero ringraziare Zemmour, sondaggi alla mano? “Per quanto riguarda le prospettive di successo all’elezione presidenziale – che rimangono comunque per adesso limitate: i sondaggi continuano a dare per vincente al secondo turno Macron, sia pure di stretta misura –, sì. Però Zemmour ha esercitato una forte attrazione sui settori dell’opinione pubblica più radicalizzati a destra, e lo scambio di attacchi fra i due candidati potrebbe aver creato ruggini tali da indurre una parte degli elettori zemmouristi ad astenersi al secondo turno. Inoltre, Zemmour ha indebolito il partito di Marine Le Pen, il Rassemblement national – che già non se la passava bene sul piano organizzativo –, sottraendole un certo numero di dirigenti ed eletti. Il che, quando a giugno ci saranno le elezioni legislative, potrebbe pesare molto e lasciare Le Pen senza un sostegno parlamentare”. Insomma, decenni a parlare della “dédiabolisation” per il Front National e i Le Pen e poi è arrivato un candidato di estrema destra a completare il lavoro? “Zemmour, in realtà, è un conservatore radicalizzato. Con l’estrema destra tradizionale non ha niente a che fare. Per lui, malgrado i toni accesi che usa quando tratta di temi come l’immigrazione o l’islam, sono disposte a votare molte persone che continuano a giudicare ‘infrequentabile’ Marine Le Pen per il cognome che porta. È vero però che, con il suo oltranzismo verbale, Zemmour ha messo molto più in risalto un dato che già esisteva da tempo, ovvero la moderazione con cui la sua concorrente affronta i temi più scottanti e la sua evoluzione rispetto al passato”. Emmanuel Macron ha commesso un errore nel fare poca campagna elettorale? “Macron è fortemente impopolare per l’altezzosità che ha dimostrato lungo l’intero quinquennato di presidenza e che il suo rifiuto di scendere dal trono per mettersi a confronto con gli avversari non ha fatto altro che confermare. Stando ai sondaggi più recenti, il 70% dei francesi non vorrebbe vederlo rieletto. A suo vantaggio, però, ha la grande difficoltà di far convergere sulla principale rivale i voti di un’opposizione molto eterogenea. Anche se avesse fatto campagna, è difficile pensare che avrebbe modificato in modo particolarmente notevole, nel bene o nel male, questa situazione”. Secondo lei che messaggio arriva, per il momento, per i sovranisti e i neopopulisti nostrani? “Premessa la grande diversità esistente fra i due contesti nazionali – la Francia conosce un livello di presenza di immigrati per ora molto più marcato, con conseguenze rilevanti sul carattere multietnico e multiculturale della sua società, e si trova di fronte ad una diffusione di problemi (islamismo, separatismo etnico e ‘di genere’ ecc.) che in Italia non sono così dirompenti –, e ammesso che di populisti e sovranisti nel nostro paese ne esistano ancora, date le quotidiane svolte di Meloni e Salvini, il messaggio sarebbe: attenti ad abbandonare i temi che sin qui vi hanno dato forza, pensando che appiattirvi sul politicamente corretto sia la strategia giusta per conquistare il consenso di una maggioranza elettorale e assicurarvi il governo. Ma non credo che né questo messaggio, né la lezione del fallimento di Gianfranco Fini verranno ascoltati. Lega e Fratelli d’Italia, di strategia, sanno poco o nulla, e non mi pare che abbiano alcuna voglia di imparare”.
Pecore ElettricheLe elezioni francesi e i rischi per Macron, parla Marco Tarchi