David Allegranti
Pecore Elettriche

I voti di Renzi? Preziosi anche se sono pochi

All’ex sindaco di Firenze è sempre bastata “una leva per sollevare il mondo” o quantomeno un grimaldello per farsi largo. Stavolta però pare assai difficile che riesca a raggiungere il suo proposito, cioè far cadere il governo Meloni

Matteo Renzi, un leader tra quelli che più di altri sono in grado di suscitare sentimenti contrastanti: o si ama o si odia

Matteo Renzi, un leader tra quelli che più di altri sono in grado di suscitare sentimenti contrastanti: o si ama o si odia

Firenze, 5 gennaio 2025 – Ci sono alcuni leader in grado di suscitare, come pochissimi altri, sentimenti contrastanti. Gente che si ama o si odia. Uno di questi è Matteo Renzi, che ha un grande futuro dietro di sé, ma resta sempre uno dei politici più interessanti da studiare. L’ex segretario del Pd nei giorni scorsi si è sfogato a lungo contro la norma che penalizzerebbe principalmente lui. La norma ribattezzata, per l’appunto “anti-Renzi”, nata per colpire, ha detto lo stesso ex presidente del Consiglio, un “dirigente dell’opposizione”.

“Sarò pure antipatico e avrò pure il 2% nei sondaggi, ma sono un dirigente dell’opposizione. A me personalmente non importa: farò una conferenza in meno. Sono stato assolto da tutto e sono felice”, ha detto Renzi, che ce l’ha con “le sorelle Meloni, la norma l’hanno voluta loro per colpirmi. Sono state Giorgia e Arianna. Perché? Perché io quando faccio campagna elettorale posso arrivare, come alle Europee, quasi al 4 % e sono voti che valgono doppio perché sono tolti al centrodestra”.

Renzi in questo discorso mette insieme un po’ di cose che magari non c’entrano l’una con l’altra, ma su un punto politico ha ragione. I suoi voti, pur pochi adesso, potrebbero essere preziosi in prospettiva tanto per la maggioranza di governo quanto per l’opposizione. È vero che le elezioni politiche non saranno a breve, ma le campagne elettorali si preparano per tempo.

Ora, come possa resistere al logoramento che sta subendo da anni - diremmo da quando se n’è andato dal Pd e ha fondato Italia Viva - è un mistero che soltanto lui può risolvere. Ma Renzi rimane fedele a sé stesso e sembra avere l’intenzione di riservare al governo Meloni lo stesso trattamento che riservò efficacemente al governo Conte 2. Sul Renzi picconatore e sulla pars destruens, abilità nella quale svetta politicamente rispetto ad altri, è già stato scritto molto. Qui non è in dubbio la sua capacità di mettere in crisi un partito, un leader o un esecutivo. Basta ascoltare i suoi efficaci interventi in Senato per capire quanto funzioni la sua arte oratoria. Stavolta però pare assai difficile che riesca a raggiungere il suo proposito, cioè far cadere il governo Meloni. Un esecutivo che si regge da solo, che non ha bisogno di Italia Viva - a differenza del governo Conte II - e che può arrivare tranquillamente alla fine della legislatura nonostante i problemi che pure non mancano nella maggioranza.

Conoscendo Renzi però si ha l’impressione che neanche questo basterà a trattenerlo. Magari alla fine - con un’interdizione dopo l’altra - darà soltanto una mano al centrosinistra, nel quale cerca con una certa insistenza di rientrare, tra l’ostilità manifesta di Beppe Conte e i dubbi di chi, nel Pd, l’ha conosciuto e lo conosce bene (a partire da quelli appena arrivati alla guida dei Democratici dopo aver passato tutta una vita da un’altra parte) e non si fida troppo delle intenzioni di chi poteva essere l’erede politico del Cav. C’è effettivamente stato un momento in cui sembrava Renzi il leader naturale dei moderati e dei lib-dem, soprattutto prima della nascita dell’ex Terzo Polo. Ma quell’epoca e anche quell’epica sono finite, e magari il Renzi di oggi è proprio quello che serve alla variegata opposizione di centrosinistra.