
Pecore elettriche
Firenze, 1 marzo 2022 - “Qui c’è chiaramente un aggressore e un aggredito”, ha detto stamattina Matteo Salvini nel suo intervento al Senato, durante il dibattito parlamentare sull’invasione della Russia in Ucraina. “Noi abbiamo il dovere di stare con gli aggrediti”. Peccato che il capo della Lega non dica mai - nei dieci minuti che ha a disposizione - chi è l’aggressore e chi è l’aggredito. Non pronuncia mai la parola Russia e pronuncia una volta soltanto la parola Putin, per esprimere questo concetto: “A me non interessa sbandierare le foto con Putin di Renzi, di Letta, di Prodi e di chiunque altro”.
“È frustrante rendersi conto che, anche di fronte alla più grande tragedia a cui l'uomo sta assistendo in questo momento, ci sia qualche piccolo giornalista o qualche piccolo parlamentare che riesce a buttarla in polemica politica interna. Dimostriamoci uomini e donne, fermiamo la guerra. Ci ridivideremo dopo, però riuscire a polemizzare anche in un momento grave come questo non rende onore a questo Parlamento e alla classe politica e giornalistica italiana. Io penso che dobbiamo dare un bel segnale”.
Salvini, che ha passato anni a costruire una special relationship con Putin, non ha intanto dato lui un bel segnale: “Prima di fare qualsiasi scelta, qualsiasi dichiarazione, mi devo domandare, al di là dei colori politici di destra e di sinistra, se quello che sto facendo e dicendo avvicina o allontana la pace e la fine del conflitto. Se da una parte alzano i toni, noi dobbiamo essere fermi, perché in questo caso c’è chiaramente un aggressore e c’è un aggredito e la guerra, i missili e le bombe non hanno mai una giustificazione. Noi abbiamo il dovere di stare con gli aggrediti, ovviamente difendendoli, sanzionando gli aggressori, possibilmente sanzionando coloro che hanno scatenato questo attacco (i politici, gli oligarchi, i gerarchi) e non la povera gente”.
Insomma, ha detto Salvini, “non possiamo prendercela con la povera gente in nessuna parte del mondo, in Italia e dall’altra parte del mondo. Dobbiamo quindi lavorare per la pace, sulla via indicata dal Santo Padre, che per domani ha indetto una giornata di digiuno e di preghiera”. Dunque, ha aggiunto il capo della Lega, “uomini di governo devono ragionare con altri uomini di Governo, ma la guerra permette di porre un punto fermo tra quello che c’era prima e quello che c’è dopo. Chi scatena una guerra ha sempre e comunque torto, senza se e senza ma”.
Purtroppo però Salvini non riesce a dire chi è questo “chi”. Sembra Fonzie di Happy Days quando deve pronunciare la parola “scusa”.