David Allegranti
Pecore Elettriche

Musk sostiene Trump. Quale futuro per Twitter

Twitter, oggi X, è sempre stato il posto giusto per politici, giornalisti o scrittori. Per chi si occupa di politica è prezioso. Ci sono fake news? Naturalmente. Ma per mestiere, da queste parti, ci si deve confrontare quotidianamente con le balle

Firenze, 18 agosto 2024 - Ma Twitter, oggi noto come X, è diventata l’arma di distrazione di massa di Elon Musk per sostenere il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump? La domanda è legittima, visto quel che succede sul social media co-fondato da Jack Dorsey. A partire dalla recentissima intervista promozionale che Musk ha fatto a Trump proprio su Twitter. Diversi utenti se ne vorrebbero andare, cambiare aria. Trovare un nuovo social sul quale potersi esprimere. C’è da capirli. Twitter è sempre stato il posto preferito di chi scrive, nonostante Elon Musk, che va ringraziato soprattutto per Starlink, che permette di collegare a Internet case che altrimenti non avrebbero una connessione degna di questo nome. Tutt’oggi è un mezzo utile per trovare notizie, dichiarazioni, aggiornamenti; una sorta di agenzia stampa a ciclo continuo. Il che naturalmente non impedisce di vederne i limiti. Senz’altro è un posto meno divertente rispetto a una volta; se c’è una cosa veramente insopportabile è la noia intellettuale. Abbondano le scemenze; ecco, forse è per questo che diverte meno. Sembra essere meno attivo e vitale di un tempo, anche se in certi momenti - quando ci sono le elezioni, di qualsiasi tipo - si rianima. Sembra invecchiato meglio di altri social, però; molto meglio di Instagram, per dirne uno, che è diventato uguale a TikTok. Anche se, va detto, la sezione “per te” è insostenibile: la patria dello sciocchezzaio e delle fregnacce intimiste. A dover proprio scegliere, meglio di Twitter è YouTube, dove ci sono tanti contenuti di qualità elevata, anche dal punto di vista giornalistico (si pensi al lavoro di Alessandro “Shy” Masala, “Breaking Italy”). Contenuti lunghi oltretutto, non storie effimere che durano appena 24 ore.

Se però un utente su Twitter si è costruito una buona timeline, una buona selezione di persone da seguire, può evitarsi un bel po’ di idiozie. E quando le idiozie lo inseguono, può sempre silenziarle. Ecco, per questo forse non è ancora l’ora di abbandonare Twitter. Anche perché: quali sono le alternative? Mastodon? Threads? Ma lì non c’è nessuno, almeno per ora; dunque a che servono? Twitter è sempre stato il posto giusto per politici, giornalisti, scrittori, eccetera eccetera. Per chi si occupa di politica, quindi, è ancora prezioso. Ci circolano fake news? Naturalmente. Ma per mestiere, da queste parti, ci si deve quotidianamente confrontare con le balle. È una questione d’allenamento.

Dunque, per il momento, è giusto problematizzare Twitter e l’uso che ne viene fatto da parte della sua nuova proprietà. Questa è tuttavia una motivazione sufficiente per andarsene da Twitter? È giusto cancellarsi da Twitter perché Musk sostiene pubblicamente Trump o è necessario separare la proprietà del social media dall’uso che ognuno di noi può farne? Musk può non piacerci, ma questo modifica il suo valore come imprenditore? I limiti di Twitter sono evidenti. È diventato un ambiente tossico? Anche questa domanda è legittima, ma forse era tossico anche prima. Bisogna trovare altri posti? Come sempre, il libero mercato inventerà un sostituto, se il prodotto attualmente in commercio, diciamo così, non funziona più. Non è tuttavia il caso di farne una questione morale.

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