David Allegranti
Pecore Elettriche

Il nuovo centrismo e le sue sfumature

La diversità di vedute è una ricchezza, ma c’è un rischio evidente: che le cinquanta sfumature di centrismo non riescano a parlarsi e che quindi l’offerta dell’opposizione alla destra venga ulteriormente frantumata

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Firenze, 19 gennaio 2025 – Un fine settimana in centro: riformisti, cattolici e lib-dem stanno cercando di capire quanto spazio ci sia per loro nel dibattito pubblico. Uno di questi è Matteo Renzi, che ha appena festeggiato 50 anni con una dichiarazione di guerra a Giorgia Meloni: “Sono preoccupati di noi perché sanno che quel 2-3% tra due anni sarà decisivo: abbiamo due anni di tempo per riempire di contenuti questo centro che guarda a sinistra”. L’obiettivo sottinteso è dunque sottrarre voti al centro che sta a destra, cioè a Forza Italia, con cui c’è un’aperta competizione (per ora vinta, va detto, dal partito di Antonio Tajani). Ma Renzi non è l’unico a cercare di rivitalizzare il centro. Ci sono anche i riformisti e i cattolici di area Pd. Da ieri si stanno sfidando a distanza due gruppi che hanno qualcosa in comune – un richiamo alla tradizione cristiano-cattolica – ma anche notevoli differenza.

A Orvieto è in corso l’assemblea nazionale di LibertàEguale, l’associazione di Stefano Ceccanti ed Enrico Morando nata 25 anni fa, mentre ieri a Milano si è tenuto il battesimo di Comunità Democratica, che richiama una non meglio precisata unità dei cattolici, alla presenza di Ernesto Maria Ruffini, Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti e Graziano Delrio, quest’ultimo animatore della nuova iniziativa. Tra gli ospiti di LibertàEguale (“Idee per una sinistra di governo”), invece, Paolo Gentiloni, che è intervenuto ieri sulla costruzione di una “sovranità europea” (questione non secondaria nell’epoca dei sovranismi nazionali e delle varie declinazioni di “America First”). “Se, a distanza di 25 anni, possiamo vedere i passi avanti compiuti e apprezzare il contributo originale che Libertà Eguale ha fornito per compierli, allo stesso tempo dobbiamo vedere i limiti e gli errori dell’esperienza dei riformisti italiani in questo quarto di secolo. Fino alle difficoltà attuali, quando il riformismo progressista sembra incapace di riprendere il filo della funzione di governo che ha saputo svolgere nei decenni trascorsi”, ha ammesso Morando. “La democrazia - scriveva Jacques Maritain - è la fragile navicella sulla quale viaggiano le speranze temporali dell’umanità”, ha detto l’ex senatore del Pd Giorgio Tonini: “La navicella democratica appare terribilmente fragile anche a noi, oggi, svanita l’illusione, che abbiamo coltivato a cavallo dei due secoli, che i princìpi democratici potessero diffondersi e affermarsi in tutto il mondo e in modo quasi spontaneo: per così dire, per abbandono del campo da parte dei nemici della società aperta”.

Assai variegati gli ospiti del convegno voluto da Delrio. Da Lorenzo Guerini, già ministro della Difesa, a Paolo Ciani, leader di Demos e vicecapogruppo del Pd alla Camera, a Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli. Variegata soprattutto l’offerta sulla politica estera, visto che la linea di Ciani e Manfredonia è la stessa di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire oggi europarlamentare del Pd ed è notevolmente diversa da quella di Guerini, per esempio sul sostegno militare e finanziario all’Ucraina. La diversità di vedute è naturalmente una ricchezza, ma c’è un rischio evidente: che le cinquanta sfumature di centrismo non riescano a parlarsi e che quindi l’offerta dell’opposizione alla destra venga ulteriormente frantumata.

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