DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche
Editoriale

Polveriera carceri, mondo ingestibile

Al 31 ottobre scorso in Italia c’erano 62.110 detenuti nelle carceri italiane: una polveriera ingestibile

Al 31 ottobre scorso in Italia c’erano 62.110 detenuti nelle carceri italiane: una polveriera ingestibile

Firenze, 17 novembre 2024 – Pochi giorni prima che Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia con delega all’amministrazione penitenziaria, si esaltasse per la nuova dotazione tecnologico-automobilistica per il trasporto dei detenuti in regime di 41 bis e di Alta sicurezza, il suo ministero aggiornava i dati sul numero di detenuti presenti all’interno delle carceri italiane. Al 31 ottobre 2024 c’erano 62.110 detenuti.

“Era dal 2013, cioè dall’anno della Sentenza Torreggiani con cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva condannato l’Italia per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati nelle carceri italiane, che non si registravano numeri così elevati”, afferma Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “Solo nell’ultimo anno sono quasi 3.000 i detenuti in più presenti nelle carceri, laddove i posti disponibili conteggiati dal Ministero della Giustizia sono 51.196, mentre a metà ottobre sappiamo che tra questi 4.445 non lo erano realmente”.

In 23 delle 73 carceri visitate da Antigone nell’ultimo anno sono state trovate celle che non rispettavano il parametro minimo dei 3mq. Una condizione riconosciuta dagli stessi Tribunali di Sorveglianza italiani che sistematicamente condannano l’Italia. Nel 2023, su 9.574 istanze per sconti di pena ne avevano decise 8.234 e di queste accolte 4.731 (il 57,5%). “Le politiche governative, a partire dal ddl sicurezza, non fanno altro che spingere il sovraffollamento carcerario”, dice ancora Gonnella.

Oltre ai 62 mila mila detenuti in carcere, al 15 ottobre 2024 c’erano 140.774 persone sottoposte a misure alternative, pene sostitutive, libertà vigilata, eccetera. Un numero enorme, cresciuto nel tempo, utile a capire quanto sia vasta l’area dell’esecuzione penale in Italia.

Non ci si deve dunque stupire dei reiterati episodi di protesta nelle carceri italiane, come quello piuttosto scenografico di qualche settimana fa a Regina Coeli.

Per non parlare degli 81 suicidi tra i ristretti, l’ultimo avvenuto venerdì scorso (un ventottenne nel carcere di Marassi). Il triste record del 2022, 84 suicidi, rischia di essere superato da qui alla fine dell’anno.

La vita in carcere, come si capisce da episodi di tensione come questi, non è incredibilmente complessa solo per i detenuti, ma anche per gli agenti di polizia penitenziaria. Secondo i dati dell’osservatorio Cerchio Blu aggiornati al settembre 2024, i suicidi tra gli agenti sono stati 7. Anche loro, a loro volta, sono dei reclusi.

Il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, il dottor Marcello Bortolato, ama sempre ricordare che cosa succede in Francia, dove l’École nationale de la magistrature prevede da anni degli stage penitenziari obbligatori per coloro che vogliono fare i magistrati.

È successo anche in Italia, quando quando Presidente della Scuola Superiore della Magistratura era il professor Valerio Onida e i giovani magistrati in tirocinio erano tenuti a frequentare degli stage penitenziari addirittura per 15 giorni. Poi prevedibilmente ci furono delle polemiche e non se ne fece più niente. Uno stage di pochi giorni in un istituto penitenziario forse potrebbe farlo anche qualche scanzonato sottosegretario.

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