David Allegranti
Pecore Elettriche

La Toscana che cambia in vista delle regionali

In una Regione c’è il problema di farsi conoscere da tutti i cittadini. Non c’è bisogno di sottolineare quanto sia ricco di differenze il territorio. Grosseto non è Firenze, Livorno non è il Valdarno. Il presidente della Regione Giani ha un vantaggio: è dappertutto

Il governatore della Toscana Eugenio Giani

Il governatore della Toscana Eugenio Giani

Firenze, 24 novembre 2024 – Le elezioni regionali in Umbria e in Emilia-Romagna aprono la campagna elettorale in Toscana. La Regione è sorvegliata speciale da tempo. Anche perché non da ora il centrodestra governa quasi tutti i Comuni capoluoghi e permane sempre quella sensazione che prima o poi possa farcela a conquistare Palazzo Strozzi Sacrati. La sfida di Alessandro Tomasi, molto apprezzato anche dalla concorrenza, è complessa ma il sindaco di Pistoia è convinto. Sta valutando l’ipotesi di una lista civica regionale - tema attorno al quale c’è un vivace dibattito anche dentro Fratelli d’Italia - e facendo, fra le altre cose, molti incontri a Firenze. Nessuno infatti può pensare di vincere le elezioni regionali in Toscana senza conquistare Firenze e la sua provincia. Stando ai dati dell’Osservatorio elettorale della Regione Toscana, alle elezioni politiche del 2022 il Pd nella provincia di Firenze ha preso da solo il 30,76 per cento (154.413 voti). Tutto il centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati) il 30,42 pari a 152.742 voti. Se al Pd si aggiungono - seguendo la logica «testardamente unitaria» della segretaria Elly Schlein - PiùEuropa, Verdi-Sinistra e M5S, il centrosinistra arriva al 51,44. Azione e Italia Viva valgono l’11,40 per cento (57.202 voti). Se anche il centrodestra dovesse fare un (improbabile) accordo con l’ex Terzo Polo, arriverebbe poco sopra il 40 per cento. Ammesso, naturalmente, che tutti gli elettori renziani o calendiani si possano trovare a proprio agio nel cambiare in blocco casacca. Tomasi vuole ridurre la distanza fra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra. A questo dovrebbe servire la lista civica, che funziona benissimo alle elezioni amministrative (come dimostra il caso di Tomasi stesso a Pistoia e di Michele Conti a Pisa). Resta da capire però se abbia la stessa utilità anche in una competizione regionale. Nei Comuni il rapporto con il sindaco o candidato sindaco è diretto, persino personale; un sindaco diventa il punto di riferimento di una comunità, gli vengono anche attribuite responsabilità che non ha (responsabilità che magari appartengono ad altre istituzioni).

In una Regione c’è anzitutto il problema di farsi conoscere da tutti i cittadini. Non c’è bisogno di sottolineare quanto sia ricco di differenze il territorio toscano. Grosseto non è Firenze, Livorno non è il Valdarno. L’attuale presidente della Regione Giani ha un vantaggio incolmabile, al momento decisamente insuperabile: è dappertutto. «Il Giani è il Giani», ama dire di sé lo stesso presidente. Ha fatto della disponibilità e dell’ascolto un tratto distintivo della sua attività politica. In un’epoca in cui veniva chiesto di ridurre la distanza fra il Palazzo e l’elettorato, ha funzionato. Quello che sembra funzionare di Tomasi è il suo profilo politico. Non è un estremista, non ha bisogno di berciare per farsi ascoltare, non dice bestialità come qualche suo compagno di coalizione. Non insegue il comitatismo - per esempio sulla sicurezza - come il resto del centrodestra a Firenze. Riuscirà a convincere gli astenuti, piaga della politica di oggi? Il suo limite potrebbe stare nella coalizione. I partiti servono, ma qualcuno rischia di scoraggiare fette di elettorato che magari avrebbe la tentazione di tornare a votare.

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