Firenze, 23 novembre 2021 - J.K. Rowling? Mai sentita, chi è? Incredibile a dirsi ma per i vent’anni di Harry Potter - il primo film, uscito nel 2001, Harry Potter e la Pietra Filosofale, tornerà in sala dal 9 al 12 dicembre - il cast si riunirà per uno speciale della Hbo e l’unica a non esserci sarà proprio la scrittrice che ha inventato la saga del signor Potter, da anni accusata di transfobia per alcune sue posizioni pubbliche.
Nel 2019 aveva difeso su Twitter una ricercatrice, Maya Forstater, che aveva perso il lavoro per alcuni tweet critici sull’identità di genere: “Vestiti come vuoi. Fatti chiamare come vuoi. Vai a letto con qualunque adulto consenziente ti desideri. Vivi la tua vita al meglio, in pace e sicurezza. Ma si può davvero licenziare una donna per aver detto che il sesso esiste?”, aveva detto Rowling. Da quel momento, la scrittrice è entrata a far parte del circolo dei reietti, tanto che, sempre su Twitter, ieri ha denunciato di aver ricevuto nuove minacce: “Venerdì scorso, l’indirizzo della mia famiglia è stato diffuso su Twitter da tre attori attivisti che si sono fotografati davanti a casa nostra, stando bene attenti che il nostro indirizzo fosse visibile”. Dunque, ha aggiunto la scrittrice, “ho ricevuto così tante minacce di morte che ci potrei incartare la casa, e non ho smesso di parlare. Forse il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci”.
L’autrice di Harry Potter ha più mezzi - anche finanziari - per difendersi rispetto ad altri, ma chi invece è più fragile come può tutelare le proprie idee senza correre il rischio di essere ostracizzato, licenziato o minacciato? “Ci saremmo messi a ridere se quattro anni fa ci avessero detto che Rowling sarebbe diventata il volto pubblico del conservatorismo sociale, venendo rinnegata dai suoi sostenitori e denunciata dagli attori diventati famosi come i personaggi che ha inventato”, ha scritto Sarah Ditum sul settimanale New European del 4 novembre, in un articolo tradotto in Italia dal Foglio. Il problema è che i dibattiti politico-culturali sono diventati così tossici da invocare la cancellazione di chi la pensa diversamente. Un passo in avanti sulla strada della vecchia demonizzazione dell’avversario.