DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Lasciate in pace Sinner, ora è un uomo maturo

L’ultimo caso, quello della positività al doping per via di una pomata contenente clostebol, un derivato del testoterone, è arrivato dopo mesi sfortunati per Sinner, che ha dovuto sostenere il carico psicologico di una indagine sportiva senza poterne parlare

Jannik Sinner è stato al centro di un caso di doping che ha brillantemente superato. Uno stress test molto pesante

Jannik Sinner è stato al centro di un caso di doping che ha brillantemente superato. Uno stress test molto pesante

Firenze, 1 settembre 2024 – Essere uno sportivo di successo comporta, fra le molte gioie che le vittorie possono dare, anche formidabili fardelli. Si è festeggiati, si è esaltati, si è imitati, si è invitati - invitati a cerimonie, feste, eventi; eppure questa è soltanto la componente positiva, entro certi limiti, della pratica di uno sport a livello agonistico e professionale. Ne sa qualcosa Jannik Sinner, numero 1 nel ranking mondiale del tennis, 23 anni da poco. Ventitré anni sono niente, ma in realtà sono già sufficienti per avere successo. Non solo in ambito sportivo. Gestire questo successo può essere complesso; l’esaltazione si trasforma in ossessione, l’imitazione in persecuzione, l’invito diventa un obbligo a fare di più, a fare meglio. L’errore non è concesso; basta un set sbagliato, una palla sbagliata, basta una scelta sbagliata per essere etichettati come irriconoscibile, un perdente. Sinner convive con la diffidenza di parte del pubblico fin dal suo arrivo nel grande tennis. Con accuse le più varie e le più sciocche. Non è un vero italiano, sembra un tedesco, e poi perché ha la residenza nel Principato di Monaco? E via così.

L’ultimo caso, quello della positività al doping per via di una pomata contenente clostebol, un derivato del testoterone, è arrivato dopo mesi piuttosto sfortunati per Sinner, che ha dovuto sostenere il carico psicologico di una indagine sportiva senza poterne parlare. Una prova durissima anche per un atleta che in campo dà dimostrazione di una notevole e ammirabile capacità di concentrazione. La sua mancata partecipazione alle Olimpiadi, che forse trova una spiegazione nel pomata-gate più che nella tonsillite, è stata oggetto di speculazione e di accuse nei confronti di un atleta considerato da taluni non sufficientemente riconoscente nei confronti dell’Italia, poco attaccato alla bandiera, alla maglia, eccetera eccetera. È sempre sorprendente la facilità con la quale la gente giudica realtà e situazioni che non conosce, senza aver mai gareggiato in un ambiente competitivo come può essere quello sportivo (ma il ragionamento vale anche per altri settori). Bisognerebbe insegnare a scuola a mettersi nei panni dell’altro. Invece no, giudizi che pesano come macigni vengono abbandonati, online - dove è più facile lasciarsi andare - e offline, fregandosene delle conseguenze. Qualche giorno fa su Repubblica Angelo Binaghi, presidente di Federtennis, ha detto cose giuste. Pensa che l’immagine di Sinner possa uscirne danneggiata?, gli è stato chiesto. “Allora, non me n’è mai fregato niente della mia, figuriamoci se possa accadere a Sinner”, ha detto con nettezza Binaghi: “Ha dimostrato la forza in campo, non da ieri. E basta. Non interessa altro. E sapete cosa dico? Non tutti i mali vengono per nuocere, soprattutto quando vengono risolti nettamente, come in questo caso. Questo caso lo accomuno a quelli già vissuti dalla nostra Federazione in passato: saper trarre energia dalle disgrazie, trasformare le apparenti disgrazie come questa in opportunità di crescita. Come è successo a noi, ad esempio per il Covid, tanto per dirne una, credo che Jannik sia diventato un uomo più maturo, più completo e un tennista più forte di prima”, ha detto ancora Binaghi. Insomma, lasciatelo in pace, Jannik Sinner.

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