Firenze, 15 dicembre 2024 - Il 2024 sta frantumando tutti i record negativi del sistema penitenziario italiano. Cosa altro deve accadere affinché il governo si interessi di carcere, e non solo per continuare a stiparci gente introducendo sempre nuovi reati?. La domanda è del presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, e la risposta potrebbe non essere piacevole. Perché nelle carceri italiane può accadere qualsiasi cosa, ma per il governo e le sue varie estensioni non cambia e non cambierà nulla. D’altronde questo è pur sempre un paese in cui il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è perlopiù interessato a precisare che il numero di detenuti che si sono tolti la vita non è quello che numerose associazioni e operatori (Antigone, Ristretti Orizzonti, le Camere Penali Italiane, i sindacati di polizia penitenziaria) vanno gridando da giorni, da settimane.
Giorni fa Ristretti segnava 86 suicidi nel suo dossier Morire di carcere, una cifra record che batte persino quella del 2022, quando furono 84. Il Dap invece dava altri numeri in un comunicato stampa: “Sono 79 le persone detenute che a oggi si sono tolte la vita all’interno degli istituti penitenziari dal primo gennaio 2024. Il dato si riferisce al numero dei casi per i quali le evidenze dei fatti hanno escluso la necessità di ulteriori accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria”.
Pur nella consapevolezza “che ogni singolo evento critico e, a maggior ragione, ogni notizia di decesso di un detenuto riveli la drammaticità di una dolorosa vicenda umana che sconvolge non solo i familiari della persona e gli altri detenuti, ma anche tutto il personale che con diverse competenze opera ogni giorno e con grande professionalità negli istituti penitenziari, si avverte la necessità di fare chiarezza sui dati ufficiali del Dipartimento a fronte di numeri diversi che quotidianamente vengono forniti da enti o associazioni di volontariato nel loro pur apprezzato impegno offerto nel sistema penitenziario”. Nel frattempo, secondo Ristretti e altre associazioni, i suicidi sono diventati 87 e il 2024 non è ancora finito.
Di fronte alla competizione ingaggiata dal Dap si può aggiungere poco. Se non riproporre la domanda di Gonnella che avrà la stessa risposta poco piacevole. D’altronde persino il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è allineato con quanto sostiene il Dap, cioè il ministero della Giustizia. Nel suo ultimo focus sui suicidi e i decessi in carcere nell’anno 2024, riporta i numeri aggiornati del Dap (aggiornati dopo il già citato comunicato): 81 suicidi e 19 decessi per cause da accertare. “Si tratta di un dato elevato rispetto allo stesso periodo di dicembre 2023 in cui si registrarono 64 suicidi (con un aumento di 17 decessi) e al mese di dicembre del 2022 con 2 decessi)”, concede il Garante. Di queste 81 persone che si sono suicidate, se vogliamo prendere per buono il numero del Dap, 31 (38%) erano in “attesa di primo giudizio”. È stata analizzata la durata della permanenza allIstituto nel quale è avvenuto l’evento: risulta che 43 persone, pari al 53%, si sono suicidate nei primi 6 mesi di detenzione; di queste 8 entro i primi 15 giorni, 6 delle quali entro i primi 5 giorni dall’ingresso. Dietro ognuno di questi numeri c’è la vita di una persona. C’è una storia. Come si fa a infischiarsene?