DAVID ALLEGRANTI
DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Gli eventi della storia e come interpretarli

Vanni Santoni e “Il detective sonnambulo”, probabilmente il suo miglior romanzo dopo “Gli interessi in comune”. Fin dalle prime pagine il lettore è catturato in una specie di vortice da tana del Bianconiglio

Pecore Elettriche

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Firenze, 13 aprile 2025 – È tornato Vanni Santoni con «Il detective sonnambulo», probabilmente il suo miglior romanzo dopo «Gli interessi in comune» (un gioiello ancora adesso). Fin dalle prime pagine, il lettore è catturato in una specie di vortice da tana del Bianconiglio, in una Parigi in cui vive Martino, italiano in cerca di fortuna in Francia, fuggito dalle disavventure imprenditoriali della famiglia toscana per far finta di laurearsi sulla riva della Senna. Una città in cui vive, almeno per un po’, almeno con gli espedienti di cui è capace, anche Johanna, rossa misteriosa che nasconde molte personalità.

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Vanni Santoni

Al babbo trepidante che gli chiede notizie sui suoi successi universitari, Martino rifila fregnacce mentre cerca di sbarcare il lunario in una città costosa e che assomiglia un po’ a certi periodi di Berlino. E forse non è un caso che a un certo punto Parigi e Berlino si incontrino in queste pagine, che ci regalano un’avventura multidimensionale come sempre sono i libri dell’autore originario del Valdarno: c’è la storia d’amore, ma anche la critica sociale ai crypto-miliardari, che come certi affabulatori non vogliono vendere sogni ma solide realtà (ancorché pagate in bitcoin), così come la critica sociale a certi mondi dell’arte contemporanea. E c’è pure una notevole serie di personaggi precari, come quelli che Santoni da anni descrive sui giornali. Precari economicamente, moralmente, esistenzialmente.

In fondo potremmo dire che molta se non tutta la produzione letteraria di Vanni Santoni sta nella accurata precarizzazione dei suoi personaggi, che per volontà del loro creatore non si fanno mai riconoscere per davvero al primo istante. Il primo istante è quello che li fa conoscere al lettore, come un’istantanea, certo, ma l’estetica dello sguardo di Santoni impone una riflessione ulteriore. Se Martino rifila fregnacce al babbo, Johanna rifila altrettante fregnacce a Martino, che da spaesato babbeo si trova a vestire i panni del detective sonnambulo. Ma forse anche questa è soltanto un’altra fregnaccia, e in realtà siamo noi lettori il detective sonnambulo, anche noi alla ricerca di qualcosa. Un senso, un significato da attribuire agli eventi della Storia, per dire, che corre via lungo le pieghe della cronaca quotidiana, dove idealisti con il desiderio di passare all’azione incontrano miliardari con la passione per il monologo affabulatorio dando vita a situazioni in cui il tragico e il comico si fondono insieme.

E per restare al monologo di cui sopra, non si può non ritrovare in certi soliloqui di uno dei protagonisti del libro, Manfredi Contini della Torre un omaggio al Principe di «Perturbamento» di Thomas Bernhard, uno degli autori preferiti di Santoni. Con il passare degli anni per uno scrittore c’è il rischio di perdere lucidità e tensione letteraria, ma non è questo il caso di Santoni che migliora persino la sua prosa. Con uno stile rimasto inalterato nel tempo: una caratteristica tipica di Santoni, ancora una volta rispettata, è nei suoi dialoghi, così simili a quelli di una graphic novel. Leggendo l’ultimo romanzo ci vengono infatti in mente le nuvolette di una storia a fumetti in cui il ritmo lo danno le parole dei dialoganti. Un esercizio stilistico rischioso perché basta una parola fuori posto, fuori tono e si nota subito che qualcosa non torna. Ma non è il caso di Santoni, maestro di dialoghi.

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