REDAZIONE PISA

#ioleggopisano: il racconto-acrostico di Simone Cantoni

Nuovo appuntamento della nostra rubrica dalla quarantena con gli scrittori 'di casa nostra'

Simone Cantoni

Pisa, 2 aprile 2020 -  Nuovo appuntamento con #ioleggopisano, oggi il racconto è firmato da Simone Cantoni.

Chi è - Pisano, classe 1967, dopo aver intrapreso la professione giornalistica e aver conseguito la laurea in Lettere (specificamente in Storia Contemporanea), inizia parallelamente a dedicarsi all’attività di degustazione e di abbinamento, su vari fronti: quello del vino (sommelier Fisar), del formaggio (Onaf) e della birra. In questo ambito opera come redattore di una testata settoriale (Fermento Birra), docente (Unionbirrai, MoBi, Fermento Birra Network), redattore di guide (Slow Food), giudice in concorsi nazionali e internazionali, coautore di volumi tematici (quali “La birra senza pizza”, “I racconti della birra”, “Birra e cucina toscana”, “Birra e formaggio”); in campo editoriale ha all'attivo anche una raccolta di poesie, dal titolo “L’elemento liquido”.

IL RACCONTO DI SIMONE CANTONI

Mio nonno era appassionato di quiz e rompicapi in genere (sì, al plurale si dice rompicapi: ho controllato sulla Treccani on line). Più che altro ne era malato, via, siamo sinceri. Guadagnata la pensione dopo un’onorata carriera da bancario (e da capofamiglia che, attraverso il guado tragico della seconda guerra, aveva traghettato con sé moglie, figlio, genitori e suoceri, più due nipoti orfani a carico), si era dato alla propria occupazione preferita. Presidiare manu militari la poltrona del tinello – il bracciolo destro riservato alla sua arma segreta (un vocabolario, il Novissimo Melzi: al tempo Internet poteva essere era nei sogni di un Philip Dick) – e trascorrere le giornate a demolire, o a cercare di farlo (talvolta alzava bandiera bianca, anche se gli rodeva, e parecchio) le sfide lanciategli periodicamente contro dalla Settimana Enigmistica. Io a volte lo avvicinavo nel sancta sanctorum di quella stanza (dove troneggiava, fra l’altro, un tarchiato televisore Phonola a valvole) e gli chiedevo lumi sul gioco in cui si stava cimentando.

- - - - - - - - - - - - - - - -

Cos’è un anagramma, nonno?

È un’operazione che consiste nel prendere una parola, smontarla in tutte le lettere che la compongono e, con quelle, formare un’altra parola o una frase… Tipo? Parti da doppiatore e arrivi a pepita d’oro… Aah, capito!

E il bifronte, nonno, cos’è? È una prova che consiste nel trovare una parola la quale, letta al contrario, ne ottiene un’altra, che sia dotata di senso…

Tipo? Se prendi acetone e lo leggi al contrario hai enoteca.

Aah, capito! …

Ma cos’è un’enoteca?

È il negozio dove si compra il vino. Aah, mi piace! E il rebus: il rebus, nonno, cos’e? Eeh… E’ una sequenza di figure, indovinando i nomi delle quali, e mettendoli in fila, ottieni una parola o una frase…

Tipo? Se hai il disegno di una pèsca e di due tòri, scrivi (appunto) pèsca, accanto scrivi (appunto) tòri e cosa leggi? Pesca-tòri? Ma cosa vuol dire? Eh, cambia l’accento: pescatóri…

Aah, capito!

Ma, l’acrostico? Te sai anche cos’è l’acrostico?

Mmh… l’acrostico è un bel rompimento? Un rompimento di che? (E rido) Un rompimento e basta, filibustiere… (E ride).

Ma lo sai cos’è o no?

Sì, lo so. È una prova d’abilità che consiste nello scrivere una poesia (o un pensiero), il cui testo sia diviso in versi che inizino con lettere da mettere in fila per formare una parola o una frase di senso compiuto.

Tipo?

Eh, un’altra volta te ne faccio vedere uno…

- - - - - - - - - - - - - - - -

Cerchiamo di trovare in questo dramma

oro, oro prezioso (in senso lato):

recuperare, ad esempio, umanità.

Oppure solo rabbia sarà, solo dolore;

nient’altro, da tutto ciò, ci resterà:

altro che paura, lutto, tasche vuote,

vendette da meditare contro chi

in giro ci sembrerà giusto incolpare:

Razza di criminali! (mica “noi”…)

Un esamino di coscienza, invece?

Smaltiamole in discarica le nostre ipocrisie.

- - - - - - - - - - - - - - - -

Nonno? Mi senti? Toh… O te?

Eh, te lo ricordi l’acronimo?

Mmh, sì… Era rimasto in sospeso… Poi non ne avevamo più parlato… Ecco, ne ho scritto uno.

Lo leggeresti?

Ah, quello lì sopra. Ecco: letto.

Va bene?

Abbastanza, via. Fate ammodino, giù da voi…