Pisa, 28 gennaio 2021 – Un anno in chiaroscuro, però con meno esiti disastrosi rispetto a quanto temuto nel periodo più duro dell’emergenza provocata dal Coronavirus. Lo spiega la Camera di Commercio di Pisa nel suo report sul 2020 per il territorio dell’intera provincia: per il secondo anno consecutivo viene evidenziata una contrazione della dinamica imprenditoriale. Il tasso di crescita segna infatti un -0,04% pari, in valore assoluto, ad un saldo di -16 aziende: un dato migliore rispetto al 2019 quando il saldo fu negativo per -54 unità. Nel confronto con altri territori, Pisa mette a segno un risultato lievemente migliore rispetto alla Toscana (che arretra del -0,1%) mentre l’Italia segna un modesto +0,3%: un risultato raggiunto, anche quest’anno, grazie alla spinta proveniente dalle regioni meridionali. La flessione nel numero di imprese registrate in provincia di Pisa è frutto della contrazione dell’iscrizione di nuove imprese che porta il dato 2020 a quota 2.159. A questo valore si associa addirittura una maggiore contrazione delle chiusure di impresa) che portano il totale delle cessazioni (al netto delle cessate d’ufficio) a 2.175 unità.
Il Commissario straordinario della Camera di Commercio Valter Tamburini commenta così: “I dati sulla dinamica d’impresa confermano l’impressione di un’economia provinciale che, almeno su questo fronte, stenta a ritrovare vivacità. La pandemia ha infatti solo acutizzato una stagnazione che era già in atto mentre, al momento, i suoi effetti sul tessuto imprenditoriale sono ancora limitati. In prospettiva, con la fine del blocco dei licenziamenti prevista a marzo e la fine dei sostegni, ci aspettiamo che molte persone proveranno a mettersi in proprio o a riavviare un’impresa. La Camera di Commercio e la Fondazione ISI, per quanto di loro competenza, sono pronte a supportarle con attività formative e consulenziali per approcciare la decisione di avviare un’attività in modo consapevole e programmato evitando così crisi ulteriori”.
Nel report la Camera di Commercio spiega che per comprendere la situazione che sta vivendo il tessuto economico provinciale è utile analizzare gli andamenti su di un arco temporale più lungo. Se infatti fino al 2014 erano oltre 3mila le imprese che annualmente si iscrivevano al Registro Imprese della Camera di Commercio di Pisa, successivamente tale numero si è complessivamente ridotto tanto che tra il 2014 e il 2020 mancano all’appello quasi mille iscritte. Stesso ragionamento per le imprese espulse dal sistema produttivo: anche il loro numero, nel corso degli anni, tende progressivamente a calare. Il 2020, a causa della pandemia da covid-19, ha acutizzato questa perdita di “vivacità” del sistema con le nuove iscritte che calano in un solo anno del -14,9% e le cancellazioni addirittura del -16,4% toccando i minimi storici per entrambi. I dati sulle cessate e iscritte del 2020 portano il tasso di mortalità 1 (5,0%) a toccare il suo minimo storico superando, seppur di poco, quello di natalità (sceso al 4,9%). Nel 2020 continuano a crescere in maniera rilevante le imprese a maggioranza straniera (imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia) che con 5.717 unità rappresentano il 13,1% del tessuto imprenditoriale provinciale. Cala invece il numero delle imprese a conduzione femminile (imprese partecipate in prevalenza da donne) che si assestano a quota 9.634, con una incidenza percentuale sul totale che tocca il 22,1% delle imprese complessivamente presenti in provincia. Continua la contrazione delle imprese giovanili (imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni) che a causa della stagnazione complessiva della dinamica imprenditoriale cui si unisce il progressivo aumento dell’età degli imprenditori già presenti in azienda, scendono a quota 3.368 unità: quasi mille imprese under 35 in meno rispetto al 2015.
Nel 2020 tra i diversi macro-settori, gli unici che mettono a segno una crescita sono le costruzioni (+77 aziende, +1,2%), che beneficiano dei numerosi interventi pubblici di agevolazione come bonus e sgravi fiscali per interventi di riqualificazione edilizia, e in misura più contenuta le utilities (+5, +3,5%). Arretrano invece l’industria in senso stretto (-57, -1,1%), i servizi (-15, -0,1%) e l’agricoltura (-21, -0,6%) settore quest’ultimo che continua il suo pluridecennale percorso di ridimensionamento. Scendendo nel dettaglio dei settori, variazioni positive interessano trasversalmente l’economia provinciale. All’interno di un manifatturiero che continua a contrarsi (-56, -1,1%), crescono le aziende della meccanica (+3, +16%) mentre arretrano quelle della filiera moda come la concia (- 28, -3%) e le calzature (-8, -1,3%). A registrare una flessione, troviamo anche i metalli (-12, -2,1%) ed i mobili (-2, -0,4%). Tra i servizi, una pesante battuta d’arresto si registra nel commercio al dettaglio (-108, -1,7%) con punte significative per quello ambulante (-52, -2,5%). Sempre nel commercio al dettaglio, crescono le aziende che operano via internet (+36, +23,4%): un comparto già in crescita nel 2019 ma che nel 2020 ha beneficiato del lungo periodo di lockdown indotto dalla pandemia. A.M.