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A lezione di sport… e di vita. Dal nostro ragazzo "d’oro"

La scuola incontra talento e territorio: intervista al campione cascinese di scherma Filippo Macchi. CLASSE II D SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DE ANDRÉ, CASCINA. .

A quanti anni ha iniziato a fare sport? E perché ha scelto la scherma? "Ho iniziato karate a 4 anni, poi a 5 sono passato alla scherma, perché ha sempre fatto parte della mia vita, dato che tutta la mia famiglia proviene dal mondo della scherma: mio nonno è stato il mio primo maestro".

Come gestiva la scuola e gli impegni sportivi? E lo sport l’aiutava nello studio? "La scuola era per me molto difficile, non riuscivo a gestire tutto egregiamente. Troppo frequentemente lo sport è visto come qualcosa che toglie tempo allo studio, ma in realtà dà valore allo studio: se si riesce ad organizzare al meglio la propria giornata, significa che sicuramente si ha una marcia in più rispetto agli altri".

Quali sono i suoi prossimi obiettivi/impegni? "Non rincorro mai qualcosa, anche se ovviamente mi piacerebbe vincere il mondiale individuale, un altro europeo, le Olimpiadi… per me l’obiettivo non è il risultato, ma la massima realizzazione di me stesso e il costante miglioramento. C’è una frase molto bella che mi ha sempre accompagnato: “In allenamento si vincono le medaglie, in gara si ritirano” perché l’allenamento ti permette di raggiungere gli obiettivi più grandi. I prossimi impegni sono: la Coppa del Mondo a Vancouver e Shangai, gli Europei a Genova e i Mondiali a Tbilisi".

Secondo lei il nostro territorio aiuta i giovani a fare sport? "Assolutamente sì. Sono state fatte un sacco di iniziative, e la comunità mi è molto vicina. Cascina è stata importante nella realizzazione della palestra dove mi alleno. È importante sapere che l’amministrazione sta dalla parte dello sport, ti incentiva a praticarlo a qualsiasi livello".

Diamo un consiglio a chi amministra. Cosa può fare di più per favorire la pratica sportiva dei ragazzi? "Si può fare sempre di più. Bisogna partire dal presupposto che è scientificamente provato che chi si allena, grava meno sul sistema sanitario e che lo sport toglie i ragazzi dalla strada. In Italia, purtroppo non siamo ad alti livelli come altrove. Negli USA, i College aiutano i ragazzi a fare sport e a studiare con le borse di studio. Qui c’è solo un’università privata (La Luiss di Roma, dove mi iscriverò l’anno prossimo) che utilizza questo sistema. In Italia gli atleti non professionisti vengono aiutati dai Gruppi Sportivi che però non danno una preparazione per il dopo. Io faccio parte delle Fiamme Oro (polizia di Stato) e senza di loro non avrei potuto continuare la mia carriera. Nel nostro piccolo si potrebbero creare aree sportive comuni per i ragazzi che non si possono permettere di fare sport. Qui potrebbero provare e scoprire sport che non conoscono".

Che consigli darebbe ai ragazzi che iniziano a praticare sport? "Di essere onesti con sé stessi. Lo sport è fondamentale ma non tutti dobbiamo diventare dei campioni. Lo sport si può fare anche solo per divertimento. L’importante è farlo nel miglior modo possibile. Detto questo, se uno vuole arrivare a determinati livelli, deve essere disposto a sacrificare tutto, perché senza rinunce nella vita si va poco lontano. L’unico modo per essere felici nella vita è portare avanti le cose in cui si crede".