Il figlio, adesso, è adolescente. Ma il padre non lo ha visto neanche nascere. Con la madre si erano frequentati un po’, era il 2008-2009. "Poi lei era rimasta incinta e lui aveva deciso di andarsene – racconta la storia l’avvocato Claudio Lazzeri ‘perché può essere esemplare per molti’ – Per la donna era cominciato un lungo percorso a ostacoli. La casa dove abitava era della famiglia di lui. Arrivò lo sfratto prima ancora del parto. Alla nascita, l’uomo non aveva riconosciuto il bambino. La donna fu prima ospitata, poi ottenne - seguita dall’Unione inquilini - anche un alloggio popolare. L’iter giudiziario partì per il riconoscimento della paternità. Ci è voluto il test del Dna. Quindi, il ricorso per il mantenimento del figlio, accordato. Poi, la richiesta in un altro tribunale della Toscana, zona di residenza dell’uomo, degli arretrati come risarcimento danni a nome suo e in qualità di madre del minore abbandonato". La sentenza di primo grado arrivò nel 2020. "Il babbo – prosegue il legale – era stato condannato a pagare una somma a lei e per il figlio minore rappresentato dalla madre a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale per l’assenza del padre fin dalla nascita".
La sentenza era stata appellata dall’uomo: mercoledì la richiesta è stata rigettata ed è stata confermata la sentenza di primo grado. Riconosciuto "il danno endofamiliare e il danno non patrimoniale per il disinteresse, circa 30mila euro. La mia assistita avrebbe voluto chiudere il prima possibile la vicenda". Il commento: "La signora non ha voluto proseguire per ottenere una cifra maggiore per la somma riconosciuta per il danno morale subìto dal minore. Purtroppo è stato il padre, appellando la sentenza di primo grado, ad essere ancora una volta un esempio non buono per il figlio".
A. C.