Pisa, 13 agosto 2023 – «Per le creme solari la minima protezione deve essere 20 per arrivare ad un massimo di 50 e vanno date ogni 90 minuti. E ricordate, il sole picchia anche se non si è al mare. Se si fa una passeggiata di due ore, a piedi o in bici va data comunque la crema. Col sole, rughe e melanomi sono dietro l’angolo ed occhio alla pelle a coccodrillo".
Sono solo alcuni dei consigli ed ammonimenti che dà il direttore dell’U.O Dermatologia dell’Aoup, il professor Marco Romanelli. Il sole è croce e delizia della pelle e col professor Romanelli abbiamo affrontato questo duplice aspetto e cioè il sole come amico e come nemico. Il sole amico. "è indubbio che l’esposizione solare abbia i suoi benefici. Questi sono tanto più proficui se fatti all’interno di una cornice che prevede un’esposizione che eviti le ore che vanno dalle 12 alle 15 e l’utilizzo di creme solari che vanno da una minima protezione che è 20, alla massima che è 50. Ricordatevi che le creme solari vanno usate come fossero dei medicinali. L’antibiotico si prende ogni otto ore perché poi finisce la sua carica benefica. Le creme vanno rispalmate ogni 90 o massimo ogni 120 minuti. Non importa ridarsela dopo aver fatto il bagno perché sono ormai tutte resistenti all’acqua".
Bene, dopo questa «cornice» il sole aiuta contro quali malattie?
"Aiuta ed anzi, dà dei veri e propri benefici contro l’acne. Soprattutto nei pazienti giovani. Le piccole cicatrici batteriche dell’acne vengono in qualche modo sterilizzate dai raggi Uv. I benefici sono palesemente apprezzabili e visibili. Altra malattia che arretra difronte ai raggi UvA e UvB, è la psoriasi. Tant’ è che è da molto tempo oramai che si ricorre anche alla fototerapia con luce artificiale. Inoltre, il mare è una sorta di ambiente bioclimatico avverso alla psoriasi grazie all’acqua salata e all’aria che si respira. Oltre all’aria, all’acqua ed al sole, c’è poi l’effetto indotto e cioè il momento di relax o di ferie. Tutto ciò contribuisce ad una riduzione della psoriasi a placche. Ci sono poi altre malattie o disturbi che arretrano di fronte ai raggi Uv, sono tante e possono essere ricomprese in quella categoria che va sotto il nome di aree ipo pigmentate".
Veniamo al ‘lato oscuro’ dell’esposizione al sole come rughe, nei, e la ’pelle a coccodrillo’.
"Abbronzarsi va bene. È naturale ma in primis deve essere graduale, tenendo conto del fototipo della persona (carnato più chiaro o meno). Detto questo, l’esposizione eccessiva, e la mancanza di cautele favorisce l’insorgere di rughe a causa del danno biologico derivante dagli Uv. Si altera cioè il dna delle cellule, di tutte le cellule sia cutanee che sotto cutanee. Mi riferisco a rughe non solo del viso e del collo ma anche del corpo. Si vedono persone, bagnanti che hanno la pelle a coccodrillo e cioè come svuotata e con molte macchie e rughe. Lì si possono annidare lesioni pre cancerose o lesioni cancerose. Per questo consiglio di fare ciclicamente controlli dei nei presso i dermatologi e non usate creme con filtri diversi sui nei rispetto al resto del corpo. C’è chi mette protezione 50 sui nei e 20 sul resto. E’ sbagliato".
Professore, un ultimo consiglio derivante dalla sua esperienza sul campo?
"Arrivano da noi in ospedale persone che soffrono di calvizie e con cute veramente lesionata dal sole. A volte sono veri disastri. Mi dicono: "Ma io al mare non ci vado. Ho fatto una passeggiata di due ore in bici". Il sole non c’è solo al mare, c’è anche sui lungarni. Diamoci la crema comunque".
Carlo Venturini