REDAZIONE PISA

Accesso agli atti prima degli interrogatori. Pioggia di reazioni

Indagini e polemiche a Pisa: difensori e reazioni dopo manifestazione studentesca del febbraio scorso. Poliziotti e studenti coinvolti.

Accesso agli atti prima degli interrogatori. Pioggia di reazioni

La manifestazione che seguì a quella del 23 febbraio in solidarietà agli studenti rimasti feriti (. foto Del Punta per Valtriani

I difensori stanno valutando se fare un accesso agli atti prima degli interrogatori che si terranno nei prossimi giorni. I tredici manifestanti indagati per il corteo del 23 febbraio scorso sono difesi dagli avvocati Andrea Callaioli, Alessandro Zarra, Bertolucci di Firenze. D’ufficio è stato nominato anche l’avvocato Cerisano. Solo sei di questi sono anche parte offesa. Otto, a giugno scorso, erano state le querele da parte di altrettanti studenti rimasti feriti durante la manifestazione pro Palestina in cui partì la carica della polizia con i manganelli. Quindici furono i giovani finiti in pronto soccorso, di cui 11 minorenni, due i refertati anche tra gli agenti. Sono una decina i poliziotti (fra gli operativi del reparto mobile di Firenze e chi aveva responsabilità del servizio e dell’ordine pubblico sul posto quel giorno) a essere stati iscritti nel registro degli indagati.

Un caso che ha scatenato molte reazioni allora come oggi. Dopo le parole dell’onorevole Edoardo Ziello sugli indagati fra i giovani ("è bordata a chi li ha difesi, colpevolizzando solo la polizia"), altri intervengono. "Solidarietà agli studenti repressi: Pisa non si piega al silenzio", commenta Luigi Sofia, capogruppo sinistra unita per Pisa. "Gli scontri e le denunce contro gli studenti di Pisa sono un grave segnale di arretramento democratico. Il diritto a manifestare, pilastro della Costituzione, non può essere messo in discussione con azioni repressive che intimidiscono chi lotta per la giustizia sociale e la pace, come nel caso del popolo palestinese". E da Potere al popolo si afferma: "La violenza in quella piazza l’abbiamo vista tutti: nelle manganellate delle forze di polizia e subito dopo nelle parole degli esponenti del Governo Meloni, che attraverso il ministro Piantedosi ha subito criminalizzato la manifestazione studentesca, giustificando nei fatti le teste spaccate degli studenti per un “mancato preavviso“".

A. C.