
PISA
Antiche case torri, forni per la lavorazione dei metalli, strade, canali e pozzi ma anche oggetti di uso quotidiano e un piccolo mistero: un elmo in ferro. Tra sorprese, rompicapi e conferme presto sarà ricomposto un nuovo pezzo di storia della città di Pisa, noto da carte e documenti e che nessuno sinora aveva visto. Per la prima volta si scava dentro il Palazzo della Canonica, edificato nel 1566 su progetto del Vasari quando fu incaricato di dare un nuovo assetto a questo settore della città. Per la prima volta, appunto, gli archeologi si sono spinti a indagare sotto la pavimentazione del Palazzo, in undici ambienti e una superficie di oltre 350 metri quadrati. Lo scavo preventivo, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di Pisa, fa parte di un più ampio progetto di risistemazione e adeguamento di questi spazi che ospiteranno una sezione della Biblioteca. Gli scavi hanno interessato, fra maggio e luglio, gli ambienti sotto il palazzo corrispondenti alla facciata su Piazza dei Cavalieri e al lato su via Dini.
Qui lo scavo archeologico scatta una istantanea del tempo in cui il Vasari concepì il nuovo assetto dell’area: come, in pratica, questo lembo di città appariva agli occhi del Vasari e dei pisani che lo frequentavano. "In questo quartiere della Pisa medievale – spiegano gli archeologi del laboratorio SAET – si lavorava certamente il ferro, come documentano scorie, carboni, tubi per l’aerazione dei forni, resti di piani di forgia, anche minerale ferroso, forse ematite elbana".
Sotto il Palazzo gli archeologi hanno riportato alla luce le sue strutture, "poderose fondamenta e imponenti archi di scarico, spesso impostati su preesistenti muri medievali", e non solo, ma anche il fitto reticolo urbano, con case-torri che caratterizzava l’area. "Un lembo di pavimento in mattoni posti ‘a spina di pesce’ segnala l’esistenza di aree aperte, forse strade. Numerose poi le strutture interrate per raccolta o smaltimento delle acque".
Per ricostruire la storia e la cronologia di area e strutture fondamentale sarà lo studio dei materiali. Gli archeologi della Normale hanno ritrovato molta e pregevole ceramica tardorinascimentale utilizzata dal Vasari per colmare i dislivelli e impostare la struttura dell’edificio. "I vasi riccamente decorati – così raccontano – sembrano rispecchiare l’elevato tenore di vita dei frequentatori dell’area, cavalieri e canonici dell’Ordine di Santo Stefano. Negli strati più antichi non mancano ceramiche medievali locali, come maioliche arcaiche, ceramiche grezze e importate dall’Africa settentrionale". C’è poi una sorpresa che, per ora, è anche un piccolo mistero: tra carboni e scorie ferrose, in uno degli ambienti di scavo, gli archeologi hanno trovato un elmo di ferro che, a una prima occhiata, spiegano, ricorda il tipo a ‘bacinetto’ diffuso tra il XIV e il XV secolo. Il motivo per cui l’elmo si trovasse in questo contesto, artigianale, è tra le domande a cui gli studiosi dovranno rispondere una volta ripulito e restaurato assieme ai copiosi materiali venuti fuori dallo scavo. Gianfranco Adornato, docente di Archeologia classica della Scuola Normale, sottolinea "la stretta collaborazione tra la Soprintendenza e la Normale che ha consentito di gettare nuova luce su orizzonti archeologici meno noti di questo settore della città. Quest’attività sarà per noi il punto di partenza per promuovere tirocini, attività di studio e restauro dei materiali e comprendere meglio quanto accaduto prima e durante il cantiere vasariano. Questa è solo una parte dei progetti in corso presso il laboratorio SAET, diretto da Anna Magnetto".
Trattandosi di un’immobile sottoposto a tutela, l’intero progetto è stato concordato dalla Soprintendenza che ha messo in campo i suoi specialisti (Maria Grazia Tampieri, Maria Irene Lattarulo, Claudia Rizzitelli, Loredana Brancaccio, Chiara Travisonni, Ilaria Barbetti) e ha curato la direzione scientifica dello scavo affidato agli archeologi della Normale: Alessandro Corretti, Chiara Michelini, Maria Adelaide Vaggioli. Lo scavo dentro il Palazzo della Canonica è un importante esempio di archeologia preventiva: "La Soprintendenza – spiega Claudia Rizzitelli, funzionario archeologo –, nell’ambito dei doveri istituzionali di vigilanza, segue l’intervento e indica sulla base dei rinvenimenti ulteriori prescrizioni in corso d’opera che dovessero rendersi necessarie ai fini della miglior tutela del Palazzo".
Eleonora Mancini