Pisa, 7 novembre 2024 – Dalle immagini della videosorveglianza si vede che il giovane si dirige verso l’anziano, ora gravissimo, e gli dà una botta. La vittima cade in terra senza più rialzarsi.
Ancora violenza nel Pronto soccorso di Pisa. È accaduto martedì sera nella sala d’attesa dove un romeno, che era stato portato dal personale del 118 perché in forte stato di agitazione per aver assunto alcol, improvvisamente e senza un motivo si è diretto verso il marito di una paziente, che stava attendendo di tornare a casa, e lo ha gettato sul pavimento sotto gli occhi di altri pazienti e dei loro familiari. Pochi secondi che hanno sconvolto medici e infermieri. L’aggressore, che pare fosse già conosciuto per essere stato violento altre volte, è stato rintracciato la mattina seguente proprio in ospedale e fermato dagli agenti delle Volanti della questura.
Un’altra gravissima aggressione a Pisa, nella città che ha vissuto l’omicidio della dottoressa Barbara Capovani. Da pochi giorni è uscita la sentenza di primo grado per quell’omicidio che ha cambiato per sempre la medicina italiana: Gianluca Paul Seung, il 36enne di Torre del Lago che era stato ricoverato per un periodo nel reparto diretto dalla professionista quando è stata uccisa, è stato condannato all’ergastolo.
I numeri del fenomeno in Toscana sono alti. Nel 2023 nella nostra regione, le aggressioni denunciate sono state 2.356, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Di queste, 1.769 sono state verbali e 478 fisiche, con un’alta concentrazione nei pronto soccorso e nelle psichiatrie. Un allarme lanciato più volte dal sindacato Anaao.
“C’è ancora tanta strada da fare – commenta il dottore Giuseppe Celona, segretario regionale Cisl medici – Due i punti fondamentali. C’è la necessità di avere un posto fisso di polizia guarnito e attivo 24 ore su 24 con operatori che possano agire immediatamente. Questo è un fatto di cronaca scaturito in un contesto dove non c’è una sorveglianza adeguata. Spesso le vittime sono i camici bianchi, ieri (martedì per chi legge, ndr) è toccato a un parente di una paziente. Non è stato un semplice alterco, ma un’azione violenta. Ormai da anni, con il sovraffollamento, gli infermieri, per esempio, devono lavorare in affanno e non hanno modo - anche se non compete a loro di fare da guardie - di assistere e controllare tutte le persone. Qualcun altro deve occuparsene. L’impegno è tanto. Dobbiamo investire per risolvere la carenza del personale e il sovraffollamento di alcuni reparti”.
L’uomo aggredito, un 79enne che risiede nell’area pisana, dopo le primissime cure proprio in Ps - i soccorsi sono stati immediati - è stato trasferito in Neurochirurgia dove è ricoverato in prognosi riservata con un importante trauma cranico. Dopo la violenza, l’aggressore si sarebbe allontanato, per essere poi trovato dalla polizia proprio a Cisanello la mattina seguente. Molto provati medici e infermieri del Dea, il dipartimento di Emergenza e accettazione, così si chiama, dove ogni giorno si verificano episodi di violenza soprattutto verbale ma anche fisica.
“Non doveva stare lì”, afferma l’avvocato e volontario del Tribunale del malato di Pisa, Nicola Favati. “Quell’uomo (l’aggressore, ndr) avrebbe dovuto fare un percorso diverso. Aggiungo che è l’ora di investire nella sanità e nelle strutture adeguate per gestire casi particolari e complicati come questo”.