
A seguire le indagini è stata la squadra mobile di Pisa (foto Del Punta per Valtriani)
Pisa, 29 aprile 2025 – Aggressioni con la siringa, il caso, domani (mercoledì 30), arriverà al Tribunale del Riesame. “Chiunque sia il responsabile, non deve essere tenuto ai domiciliari”, sostiene la difesa dell’indagato che durante l’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per l’avvocato Fabrizio Bianchi, infatti, l’ipotesi di reato che può essere configurata, eventualmente, è quella di lesioni volontarie aggravate e non “violenza sessuale” che prevede la misura cautelare.
L’indagato non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari. “In attesa del completamento delle indagini, in modo da consentire” al suo legale “di valutare la migliore strategia difensiva”, aveva detto l’avvocato. E aveva annunciato che si sarebbe concentrato “sull’aspetto cautelare”.
Il 50enne pisano è accusato di aver punto con una siringa (per fortuna sembra vuota) tre giovani in tre diverse occasioni, sabato 14 settembre (alle 17.30) sul Lungarno Buozzi, sabato 18 gennaio sul cavalcavia di San Giusto, stesso orario, e alle 17 il giorno seguente in via Della Spina. Le indagini sono state curate dalla squadra mobile di Pisa e sono scattate dalle denunce delle ultime due vittime, due giovani donne. L’uomo, che aveva finito di scontare 13 anni (era stato condannato a 16) nel 2022 per aver ucciso l’amica Vanessa Simonini, nel 2009 in Lucchesia, è ancora in attesa del braccialetto elettronico.
Un femminicidio, quello di 16 anni fa, anche se il reato è stato introdotto molto più tardi: la giovane non voleva una relazione con il 50enne e quella sera provò anche a fuggire da lui. Una delle vittime delle aggressioni di gennaio a Pisa con la siringa, poche ore dopo aver saputo che la polizia aveva arrestato l’uomo ritenuto responsabile dei tre gesti che avevano gettato nel panico la città, aveva fatto un appello: “Alle donne dico, denunciate, fatelo sempre. Trovate la forza e anche abbiate la speranza. Perché la collaborazione in questi casi funziona”. “Questa è la dimostrazione – si era sfogata – che solo così si può ottenere giustizia e sembra che al momento si vada in quella direzione”, aveva detto a La Nazione.