ANDREA MARTINO
Cronaca

Al posto giusto in Serie A. Ecco chi sono i calciatori che cantiamo nell’inno

Un viaggio nella storia del testo più amato dai tifosi nerazzurri. Da Duè a Fasanelli, i simboli di un’epoca e le strofe "cambiate".

A Pisa siamo così: tra "mamma", "babbo" e "pappa" ci sono altre due parole che vengono ripetute ai figli che da poco hanno iniziato a parlare, per inculcare loro quella che a tutti gli effetti è una religione pagana tramandata di generazione in generazione. Quel "forza Pisa" recitato fin da piccoli appartiene alla tradizione orale radicata nel nostro popolo, più o meno a tutte le latitudini della provincia. Un motto che viene esaltato dall’inno che risuona ogni volta che lo Sporting Club scende in campo: dai tempi dei gracchianti altoparlanti sistemati a distanza cadenzata sui vetri divisori e sulla copertura della tribuna, fino ai giorni più recenti nei quali l’impianto fonico ha compiuto dei sensibili progressi.

Appena partono le prime note di "Pisa come ai vecchi tempi", incisa nel 1980 e cantata da Funel con il supporto della Corale Pisana, il battimani di accompagnamento dell’Arena è immediato. L’inno traduce in musica l’amore del pubblico nerazzurro e, in una strofa, racconta anche di interpreti mitici del calcio pionieristico, quando lo Sporting Club recitava un ruolo di primo piano nel football nazionale. Negli anni questo pezzo del brano è stato modificato in un più semplice e orecchiabile "cambia squadra cambia allenator, ovunque i tuoi colori porterò. Forza Pisa, forza neroblu è il grido che arriva fin lassù: siam sempre qui con te, o Pisa del mio cuor, pronti a riscattare il tuo splendor!".

Ma chi sono i leggendari calciatori degli albori dello Sporting Club cantati nella strofa originale che passa anche allo stadio? Il primo citato è Guido Pera, cascinese classe 1891, mezzala da 41 presenze e 9 gol in nerazzurro: disputò la finalissima per lo scudetto, persa contro la Pro Vercelli il 24 luglio 1921. Il secondo giocatore citato è Enrico Colombari, nato a La Spezia il 31 gennaio 1905. Di ruolo centromediano, fu uno degli enfant prodige del calcio italiano del primo dopoguerra: talmente forte – era considerato tra i migliori al mondo nel suo ruolo – da giocare titolare nello Sporting Club che nel 1921 sfiorò il trionfo nazionale. In nerazzurro tra il 1920 e il 1926 collezionò 134 presenze e 22 gol. Il terzo giocatore di quella squadra vicecampione d’Italia e citato nell’inno è Alberto Merciai, nato a Livorno il 9 giugno 1900: giocò con lo Sporting Club fino al 1929, accumulando 114 presenze e 39 gol. Il quarto giocatore cantato nella strofa dell’inno è Alessandro Duè, stoccatore implacabile nato all’ombra della Torre il 10 luglio 1913: tra il 1930 e il 1936 registrò 129 presenze e 64 gol. Duè tra il 1930 e il 1934 fu il cannoniere dei nerazzurri nei tornei di Prima Divisione, toccando l’apice dei 20 centri nella stagione 1933-34. Un altro giocatore mitico è Rodolfo Volk, nato a Fiume il 14 gennaio 1906, che approdò a Pisa dopo cinque stagioni da fuoriclasse nella Roma: nel 1933-34 compose una coppia esplosiva con Duè, siglando 16 gol. La strofa dell’inno continua elencando Cesare Augusto Fasanelli, che tra il 1933 e il 1935 scese in campo 63 volte col Pisa, siglando anche 7 reti. Troviamo poi Ugo Conti, nato a Pisa il 22 settembre 1916 e tra i cento calciatori più prolifici della storia della Serie A con 89 gol: in nerazzurro ha giocato tra il 1934 e il ’36 e poi nell’annata 1950-51. Gli ultimi due calciatori cantati nell’inno sono Alessandro Grassini, giocatore dello Sporting dal 1922 al 1931, e Sergio Marchi, terzino nerazzurro dal 1936 al ’38. Che ci aiutino, tutti loro, a tornare "al posto giusto in Serie A"

M.A.