ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

“Malore o problema alla vela”. Morte di Alfredo Betti, le cause dell’incidente con il parapendio

L’uomo, 53 anni, era rappresentante e appassionato di volo. Il corpo rinvenuto dalla compagna in via Di Radicata tramite il gps. “Aveva 300 ore di pratica nei cieli all’anno”. Attrezzatura sequestrata

Vecchiano, incidente mortale con il parapendio. Nel riquadro la vittima 53enne

Vecchiano, incidente mortale con il parapendio. Nel riquadro la vittima 53enne

Vecchiano (Pisa), 7 luglio 2024 – Via di Radicata si trova poco dopo la frazione di Filettole, nel comune di Vecchiano, è una strada stretta che si allunga per circa 2 chilometri e mezzo a fianco dell’autostrada Firenze-Mare tra i Monti Pisani. È lì, in un campo di grano, ai piedi del monte e accanto a un’azienda agricola, che giovedì alle 20 è stato trovato il corpo senza vita di Alfredo Betti, il pilota di parapendio che è precipitato giovedì durante una delle sue abituali sessioni di volo. Betti, 53 anni, nato a Genova, faceva il rappresentante, ed era considerato da molti uno dei parapendisti più esperti della Toscana. L’uomo sembrerebbe essere morto sul colpo. Lascia un figlio di circa 13 anni, l’ex moglie e la compagna. Ed è proprio quest’ultima che giovedì ha rintracciato Betti grazie a un localizzatore Gps.

Il parapendista era uscito la mattina per uno dei suoi soliti voli e poi doveva tornare a casa a Montespertoli, in provincia di Firenze, dove viveva da tempo. Verso sera, allarmata dal mancato ritorno dell’uomo, la sua compagna ha chiamato gli istruttori di volo e insieme a questi si è messa a cercare il 53enne seguendo proprio le tracce del gps. Nel frattempo, erano stati avvertiti polizia e vigili del fuoco, che hanno fatto volare uno dei loro elicotteri. A trovarlo, solo verso le 20, sprofondato in un campo di grano, è stata proprio la compagna. Lo stato in cui si trovava il corpo fa presupporre che la morte sia avvenuta molto prima del ritrovamento, presumibilmente tra le 14 e le 16. Due le ipotesi sulle cause dell’incidente, si pensa a un malore o a un problema con la vela. L’uomo infatti era esperto, si era lanciato dal monte Legnano, lui come raccontano gli amici "al suo attivo aveva 300 ore di volo all’anno e già aveva volato in quelle zone". L’attrezzatura (ora sequestrata dalla polizia) era infatti di tipo professionale (da gara) e tra la strumentazione era presente anche un "tracker" capace di ricostruire la traiettoria di volo e che si spera a questo punto contenga le risposte di quanto successo. La salma dell’uomo al momento si trova a Medicina Legale, dove con tutta probabilità verrà disposta l’autopsia per accertare le cause del decesso.