Al giorno d’oggi spesso si commette l’errore di pensare che solo le persone più acculturate ed esperte di musica possano apprezzare il teatro, invece fino a qualche decennio fa era luogo frequentato da tutti i cittadini. Ci andavano anche i più poveri proprio alla ricerca di momenti di gioia.
Nel 1867 a Pisa fu fondato il Teatro Verdi, quello più famoso della città, da alcuni nobili pisani e da allora tante persone andarono a teatro e si appassionarono. Molte le opere proposte, la gente attendeva con ansia le rappresentazioni in particolare il pubblico del loggione che, nonostante fosse costituito da persone poco benestanti mettevano via il denaro necessario per il biglietto. Proprio loro diventarono i veri intenditori dell’opera lirica.
Tante erano le occasioni dove il loggione si esprimeva, anche in modo forte sulle opere e sui cantanti. Dal loggione infatti si alzavano calorosi applausi ma altrettante turbolente manifestazioni di disapprovazione quando l’opera non piaceva; qualcuno narra che un giorno venne lanciato addirittura un gatto dal loggione!
Ad esempio quando venne rappresentata per la prima volta la Bohème a Pisa, il pubblico della così detta piccionaia, non fu soddisfatto perché questa storia ricordava la loro miseria mentre a teatro volevano sognare. Queste e altre descrizioni sono raccolte in alcune poesie scritte in vernacolo da alcuni poeti anonimi che con grande ilarità narravano la vita del popolo, la gioia di essere a teatro insieme e come le classi sociali più alte e il disprezzo per vedere in scena personaggi che vivono in povertà e miseria.