CARLO VENTURINI
Cronaca

All’ippodromo by night: "Riflettori e altoparlanti metterebbero in pericolo il ciclo vitale del Parco"

L’agronomo e tecnico faunistico Unipi Giuseppe Vecchio sulla proposta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Petrucci: "Inquinamento luminoso, acustico e di veicoli a motore hanno un alto impatto sulla fauna selvatica".

L’agronomo e tecnico faunistico Unipi Giuseppe Vecchio sulla proposta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Petrucci: "Inquinamento luminoso, acustico e di veicoli a motore hanno un alto impatto sulla fauna selvatica".

L’agronomo e tecnico faunistico Unipi Giuseppe Vecchio sulla proposta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Petrucci: "Inquinamento luminoso, acustico e di veicoli a motore hanno un alto impatto sulla fauna selvatica".

"Riflettori da stadio ed inquinamento acustico sono un serio rischio al normale ciclo vitale di animali ed uccelli selvatici che nelle fasi crepuscolari e notturne svolgono le più importanti e vitali attività". Lo dice Giuseppe Vecchio laureato in Scienza e tecnologia della produzione animale di Unipi. Vecchio ha un Phd in Scienze Agrarie e Veterinarie ad Unipi ed è agronomo e tecnico faunistico per Agrofauna. Ed è a lui che chiediamo un parere tecnico sulla proposta del consigliere regionale di FdI Diego Petrucci di aprire l’ippodromo di San Rossore alle corse notturne.

Cosa non va in quella proposta?

"Abbiamo una struttura ricreativo-ricettiva sportiva all’interno di un Parco. L’ippodromo è contenuto in un’area protetta e deve convivere con esso. Non si sta parlando dell’ippodromo alle Cascine a Firenze dove si fanno corse notturne, si parla di un Parco di pregio e di grande importanza per la tutela di fauna selvatica e biodiversità".

Il Parco è anche patrimonio Unesco per la biosfera. Che rischi ci sarebbero per gli animali selvatici?

"Gli animali selvatici, i mammiferi, usano le ore crepuscolari e quelle notturne per adempiere, per espletare le loro funzioni essenziali per la vita e per la sopravvivenza".

Ad esempio?

"Si cibano, cacciano, si riproducono. I parchi di notte sono più vivi che nelle ore diurne. L’utilizzo di fari da stadio, l’inquinamento luminoso quindi e l’inquinamento acustico dovuto ad una eccessiva ed improvvisa antropizzazione del luogo con presenza massiccia di persone e mezzi di trasporto, altera d’improvviso il normale ciclo di vita dei mammiferi".

E l’avifauna?

"Vale lo stesso discorso. Inoltre, a giugno c’è il periodo della nidificazione di molte specie di uccelli. Pensate soltanto ai pipistrelli, ai chirotteri. E pensate ai predatori notturni come il gufo, la civetta, il barbagianni. L’esposizione prolungata a fonti luminose ed acustiche di alta intensità sono elemento di sicuro rischio per la fauna selvatica".

Altri rischi correlati?

"Per recarsi all’ippodromo servono auto e mezzi a motore. Quindi fari accesi, inquinamento, code per entrare, code per uscire. Suppongo che se nelle ore notturne quando il parco è solitamente chiuso transitino..., quante auto? Due all’ora? Con un’attività sportiva, ricreativa di grande richiamo le macchine saranno centinaia e non si può escludere il possibile coinvolgimento di animali selvatici in incidenti da impatto".

Impossibile dunque o sconsigliata l’apertura notturna del Parco?

"A livello teorico si possono usare accorgimenti mitigator di effetti negativi".

Ad esempio?

"Si potrebbe immaginare all’accesso al Parco ad un numero contingentato di persone oppure l’obbligo di lasciare le auto fuori ed usare delle navette elettriche. Ma sto parlando a livello teorico".

E’ così difficile contemperare le esigenze di fruizione con quelle della tutela?

"Va trovato il modo. Queste idee di aperture dell’ippodromo di notte, ogni tanto riaffiorano. Se ne parla da anni. Non vorrei fossero la testa di ponte per ad esempio arrivare a farci anche concerti come fanno sempre alle Cascine a Firenze. Faccio anche fatica a pensare ad opere compensative: quando si fa un danno alla natura e lo fa l’uomo, l’uomo cerca di compensare al danno con soluzioni spesso velleitarie. Se si abbatte un albero di 70 anni che ha resistito a tutto e di più e lo si rimpiazza con un alberello, bisognerà aspettare 70 anni perché abbia lo stesso valore ecosistemico. Chi vivrà, vedrà".

Carlo Venturini