REDAZIONE PISA

Amianto, all’operaio malato di cancro rendita e 500mila euro di arretrati. Inail condannata

La sua richiesta era stata respinta ma il giudice del lavoro di Pisa ha riconosciuto il collegamento fra il tumore e l’esposizione all’asbesto nelle vetrerie

Ezio Bonanni

Ezio Bonanni

Pisa, 17 marzo 2023 – Non solo il temutissimo mesotelioma pleurico, il tumore che ha falcidiato i lavoratori esposti all’amianto. L’esposizione all’asbesto può provocare anche altre neoplasie, come nel caso di un operaio oggi 73enne che nel 2015 contrasse un carcinoma uroteliale bilaterale.

La vicenda riguarda il Tribunale di Pisa che ha condannato l’Inail a riconoscere la rendita per malattia professionale a T.C., 73 anni, operaio di varie vetrerie residente a Pisa. Una malattia terribile, due interventi invalidanti, eppure l’Inail aveva respinto la sua istanza amministrativa per ottenere la rendita.

L’operaio, che dal giugno del 1971 aveva svolto le mansioni di magazziniere, movimentando materiali in amianto e in eternit, e ancora dal 1974 al 1979, aveva lavorato in siti nei quali l’amianto era interposto tra le strutture metalliche e i manufatti di vetro, si era così rivolto all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, che è riuscito a vincere il ricorso dimostrando il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e la malattia e ha ottenuto anche circa 500mila euro di arretrati.

Il giudice del Lavoro del Tribunale di Pisa, Rossana Ciccone, riconosciuto una invalidità del 70% all’operaio condannando quindi l’Inail a corrispondere la rendita, accogliendo le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio che ha sottolineato che “nel settore vetrario, l’amianto, insieme alle leghe con arsenico e cadmio, veniva utilizzato per la componentistica dei forni e di tutte le altre strutture, per i presidi per la protezione individuale (guanti, tute, cappucci), per foderare gli utensili, per l’impasto vetroso”.

Il ctu ha evidenziato che “l’operaio fu esposto all’asbesto per tutta la durata della sua attività lavorativa”, e ha spiegato, inoltre, che la letteratura scientifica ha provato la presenza di fibre di asbesto nei tumori uroteliali. “Il nesso causale – ha concluso il ctu – può essere affermato con grado di probabilità qualificata”.

“La sentenza è storica, l’amianto è stato ritenuto killer anche per i tumori delle vie urinarie, le sue fibre sono state ritrovate nelle urine dei lavoratori e nei carcinomi che hanno colpito l’operaio, e quindi la nostra prova scientifica è stata fondamentale per inchiodare l’Inail ai suoi obblighi. Ci attendiamo quindi che i malati alle vie urinarie, e i familiari dei deceduti per queste malattie, ottengano il giusto riconoscimento previdenziale”, commenta Ezio Bonanni, difensore del lavoratore.

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