di Carlo Venturini
"Nel 1977, al primo anno di Ingegneria elettronica, a Pisa, eravamo solo quattro donne. Il professore ci disse che eravamo a tempo a cambiare facoltà. Il nostro cervello era diverso da quello degli altri 150 maschietti". A parlare è Anna Vaccarelli, dirigente tecnologo dello Iit-Cnr e responsabile delle relazioni esterne del Registro .it l’anagrafe degli oltre 3 milioni di domini nazionali. Vaccarelli è stata inserita nella lista dell’autorevole magazine "Start up Italia", tra le donne che lasciano un segno nel settore delle tecnologie; un segno, una traccia non solo di competenza e professionalità ma anche di volontà ferrea nel raggiungere i traguardi spesso collocati su piste battute da uomini.
Dopo la frase di quel professore universitario, come si è sentita?
"Molto, molto più motivata. Lo dico a tutte le ragazze che affrontano materie scientifiche ancora oggi appannaggio degli uomini: non demordete, non fatevi scoraggiare. La vita è vostra. Poi intendiamoci, eravamo nel 1977, anni davvero duri. Oggi le cose sono cambiate ma alcuni stereotipi rimangono ancora intonsi". Le scienze dovrebbero essersi scrollate di dosso gli stereotipi. O non è così? C’è l’intelligenza artificiale. C’è ChatGpt.
"Già. Mi viene da sorridere. Gli stereotipi di genere sono così duri a morire che la stessa ChatGpt ne risente".
In che senso?
"L’intelligenza artificiale pesca, e diciamo così, si istruisce, abbeverandosi dai data base pubblici, aperti. Se dentro quei data base, se dentro alla Rete, i contenuti sono polarizzati su stereotipi di genere è ovvio che anche l’intelligenza artificiale ne risente e per dirla tutta, non se ne vede neppure la fine".
Ci sono altri ambiti scientifici in cui le donne, le scienziate, le informatiche sudano più del dovuto per una questione di genere?
"Posso parlare solo del mio ambito professionale e dico che c’è un settore dell’Information communication technology dove le donne sono davvero poche ed è il settore della cyber security".
Non possono essere create delle "quote rose" per la cyber security sarebbe forse ormai desueto. Come fare allora?
"Nel 2020 abbiamo creato una community che si chiama Women For Security (Wfs) ed è una comunità di professioniste che operano nel mondo della sicurezza informatica in Italia. Wfs riunisce cyber ladies con profili molto variegati: da ricercatrici e divulgatrici scientifiche a figure tecniche, da avvocati ed esperte di diritto dell’informatica a responsabili marketing e comunicazione, da profili di vendita a ruoli di country manager aziendali".
Vogliamo ricordare queste "pioniere" della Cybersecurity di genere?
"L’advisory board è costituito da Cinzia Ercolano, Cristina Gaia e Carmen Palumbo, che per prime hanno creduto in questo progetto. Poi ci sono Samanta Fumagalli, giornalista, Manuela Santini, Sofia Scozzari, Anna Italiano e Sonia Montegiove".
Vaccarelli è stata la persona che ha creduto più di tutti nell’Internet festival. Come dovrebbe essere l’If del futuro?
"È una manifestazione capace di adattarsi al futuro com’è enunciato nel suo "payoff" ‘Forme di Futuro’ e dovrebbe continuare a puntare sulla qualità dei contenuti e l’autorevolezza dei relatori. E a proposito di donne e professionalità, voglio citare Adriana De Cesare infaticabile, attenta e visionaria per il suo importantissimo all’interno del festival".