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Antonio e Giovanni Possenti, la mostra è doppia Si arricchisce l’estate al "Museo della Grafica"

C’è un’opera inedita di Antonio Possenti, il pittore e illustratore lucchese morto nel 2016, cui Palazzo Lanfranchi rende omaggio con una mostra, inaugurata ieri, e che segna in qualche modo il passaggio di testimone dal padre al figlio. L’opera, ritrovata per caso dai figli e dalla moglie di Possenti, per più di 40 anni riposta chissà dove e ben conservata anche per questa ragione, è un rotolo di stoffa di 13 metri su cui Antonio aveva disegnato alla sua maniera Il Gioco dell’Oca. E in effetti, come si legge nel primo quadrante a sua firma, è questo rotolo un "progetto per il gioco dell’Oca", un divertente percorso tra numeri, stop, ritorni al via, animali fantastici, richiami letterari, personaggi storici che l’artista aveva creato per i figli. Per farli giocare, più di 40 anni fa, sul prato di casa a un gioco che la modernità ha in qualche modo trasformato in archeologia e che ora, per paradosso (e forse per profezia) diventa reperto artistico. La mostra che ieri ha inaugurato a Palazzo Lanfranchi è in realtà una doppia esposizione: "Antonio Possenti. Il gioco dell’oca" e "Giovanni Possenti. Animali e altre cose", di padre in figlio, insomma, in una ideale continuazione del viaggio per fiabe e animali fantastici, cifra dell’artista lucchese. Ecco perché il catalogo, pubblicato da Ets, racconta entrambe le mostre in un volumetto con doppia copertina fronte retro.

I contributi sono firmati dagli storici dell’arte Alessandro Tosi (direttore di Palazzo Lanfranchi), Lucia Tongiorgi Tomasi (presidente onorario di Palazzo Lanfranchi), Alice Tavoni (referente per le Collezioni di Palazzo Lanfranchi), Luca Fracassi, e da Maria Cristina Cabani, professoressa di Letteratura Italiana all’Università di Pisa. Presenti ieri alla inaugurazione anche Virginia Mancini, presidente del Lanfranchi, e Chiara Bodei, direttrice dei Musei d’Ateneo. Una video installazione di Lorenzo Garzella e Serena Luluk Tonelli concludono la mostra che ha in due opere il suo cuore. L’inedito di Antonio, "Un quadro lunghissimo", come lo ha chiamato Alice Tavoni nel suo contributo, e "Esopo", la pergamena su cui Giovanni racconta il cosmo di animali e figure delle favole di Esopo.

"Una storia – come scrive Fracassi – che per formato e analogia, somiglia a quel gioco dell’oca disegnato dal padre Antonio". "Maria e Giovanni – spiega Tavoni – hanno ricordi lontani, molto pallidi di questo Gioco dell’oca e del padre Antonio che lo srotolava a pezzi dipingendo per sezioni, per poi stenderlo alla fine tutto intero, come un magico e gigantesco papiro. Nessuno ne aveva quasi più memoria, ma l’anno scorso questa tela colorata è uscita da un armadio. Come una sorpresa, un colpo di scena".

Eleonora Mancini