STEFANIA TAVELLA
Cronaca

Aoup quinta tra gli ospedali italiani. Nursind: «Solo numeri. Turni massacranti»

Nella classifica del Ministero, l'Aoup è prima in Toscana e quinta in Italia per complessità dei casi e attrattività extraregionale. Ma il sindacato degli infermieri e degli operatori sanitari denuncia condizioni di lavoro estenuanti

Un'operazione chirurgica in Aoup

Un'operazione chirurgica in Aoup

Pisa, 27 giugno 2024 - L'Aoup al quinto posto dopo quattro ospedali del Nord Italia (di cui tre a Milano) e prima in Toscana. E' quanto emerge dalla classifica stilata dal Ministero della sanità presentata il 12 giugno scorso a Roma e che ha analizzato le schede di dimissione 2022 dei vari ospedali italiani, calcolando punteggi ottenuti incrociando il peso medio della casistica (vale a dire la complessità dei casi trattati) con l’indice di attrattività extraregionale.

Una classifica in cui, partendo dal flusso delle schede di dimissione ospedaliera - strumento fondamentale di programmazione sanitaria per interpretare sia in chiave gestionale sia epidemiologica l’andamento dell’assistenza sanitaria in Italia – emergono 20 grandi ospedali esaminati per volumi di attività, indice di case-mix (rapporto fra peso medio dei ricoveri di un ospedale e peso medio dei ricoveri nella casistica nazionale) e mobilità ospedaliera interregionale dei pazienti (indice di attrattività).

Premesso che i ricoveri a livello nazionale, nel 2022, sono tornati ai livelli pre-Covid del 2019 (circa 8 milioni: Rapporti annuali sui ricoveri ospedalieri (salute.gov.it), e che, in quasi 40 anni, l’attività di ricovero medico, prima predominante, ora ha ceduto il passo a quella di ricovero chirurgico (grazie agli enormi progressi della diagnostica ambulatoriale), in Aoup la mobilità ospedaliera maggiore si è confermata provenire dalle regioni del Sud Italia, fatta eccezione per la Liguria.

Su un totale di 50.882 ricoveri medici e chirurgici (di cui quasi l'85% di pazienti provenienti dalla Toscana), il resto sono di pazienti extraregione (i cui numeri più elevati sono per l’Endocrinochirurgia): dalla Liguria (1.415, di cui 138 per ricoveri in Endocrinochirurgia, 73 in Oculistica, 73 in Otorinolaringoiatria), dalla Puglia (937, di cui 447 in Endocrinochirurgia, 75 in Terapia medico-nucleare endocrino-oncologica, 69 in Psichiatria), dalla Campania (879, di cui 305 sempre in Endocrinochirurgia, 89 in Terapia medico-nucleare endocrino-oncologica, 54 in Chirurgia epatica), dalla Sicilia (789, di cui 243 in Endocrinochirurgia, 49 in Ortopedia e traumatologia, 37 in Terapia medico-nucleare endocrino-oncologica), dalla Calabria (691, di cui 182 in Endocrinochirurgia, 50 in Oculistica, 40 in Otorinolaringoiatria). Seguono ovviamente pazienti da tutte le altre regioni d’Italia e per tutte le altre specialistiche mediche e chirurgiche ma con numeri inferiori. Sempre nel 2022 l'indice di attrattività delle singole Unità operative è stato, citando solo i primi posti, del 30,77% per l'Endocrinochirurgia, del 6,08% per l'Endocrinologia, del 5,04% per la Terapia medico-nucleare endocrino-oncologica, del 4,73% per la Psichiatria. Quanto al peso medio Drg (complessità casi trattati), nel 2022, su 6.651 casi (di cui 5.860 regionali), 181 pazienti erano liguri, 94 della Campania, 76 della Puglia, 67 della Calabria, 61 della Sicilia. La prevalenza dei ricoveri ad alta complessità si è registrata per interventi sul distretto toracico, sul pancreas, sul fegato, per i trapianti, sul rene, l’apparato urinario, l’ortopedia e la chirurgia addominale maggiore. Infine, sempre nel 2022, anno preso in esame dal Ministero, su 6.651 ricoveri ad alta complessità (compresi i pazienti toscani), quasi l'11% sono provenienti da fuori regione (citando solo le prime tre macroaree: 189 nel Dipartimento Chirurgia e Medicina endocrino metabolica e dei trapianti, 130 nel Dipartimento Cardiotoracovascolare, 121 nel Dipartimento di Chirurgia addominale e Urologia).

I dati 2022 sono poi stati superati nel 2023 (indice di attrattività extraregionale per Drg ad alta complessità al 12,34%) e con una tendenza stabile nell’anno in corso.

Ai numeri senz'altro positivi fa, però, da contraltare la denuncia di Daniele Carbocci di Nursind, il sindacato degli infermieri e degli operatori sanitari, che parla di un «resoconto numerico che non entra nel merito di cosa quei numeri rappresentino rispetto alla qualità dell’assistenza che si è stati in grado di fornire ai cittadini e dello stress lavorativo prodotto nel personale di assistenza».

«Perché il paradosso di quei numeri - si legge ancora nel comunicato - è che pur aumentando quelli delle prestazioni, rimangono invariati, se non in alcuni casi in riduzione, quelli del personale di assistenza, infermieri e Oss, che quei numeri sono costretti a 'produrre'. E sì, perché ormai da tempo in sanità non si parla altro che di 'produzione' esattamente come se fossimo in una qualsiasi industria. Per il 'fiore all’occhiello' dell’Aoup, l’attività chirurgica, non si considera in che condizioni quei numeri vengono prodotti. Ad esempio, nei reparti chirurgici dell’ed 30, c’e un rapporto di 1 infermiere e 1 Oss ogni 10 pazienti nel turno di mattina. Ma già nel turno pomeridiano, se il rapporto infermieri pazienti rimane invariato, il rapporto Oss  diventa di 1 ogni 20 pazienti. La notte poi, a fronte sempre di 1 infermiere ogni 10 pazienti, c’è la totale assenza di personale Oss, così come spesso avviene anche il sabato e la domenica».

Secondo Carbocci, «l’Aoup ha ormai da tempo smesso di investire sul personale infermieristico e Oss e soprattutto per quest’ultimo è il fanalino di coda fra tutte le aziende del Ssr. Oltre a turni di lavoro massacranti (l’Aoup è l’azienda dove maggiore è il numero di infortuni sul lavoro del personale infermieristico e Oss) vuol dire anche migliaia di ore di straordinario (ovvero non riposare mai), centinaia di giorni di ferie non smaltite (molti infermieri e Oss riescono a fare solo 15 gg di ferie dei 36 annui previsti),e in alcuni casi turni di lavoro di oltre 12 ore. E poi, c’è davvero da vantarsi di produrre prestazioni per le riduzioni delle liste d’attesa facendo lavorare il personale sabato e domenica in “aggiuntivo” (ovvero in orario straordinario), facendo sì che il personale praticamente non riposi mai?».

«Non ci sorprende - continua - che non una parola nell’analisi dell’Aoup sia stata detta su che cosa voglia dire in termini di stress lavorativo per il personale infermieristico e Oss riuscire a garantire quei numeri (molto spesso anche con una buona percentuale di soddisfazione dei pazienti). Purtroppo l’assoluta mancanza di riferimento al personale che quei numeri contribuisce a produrre è la spia del fatto che ormai la questione del personale è per l’Aoup un argomento secondario. Lo si vede dalla considerazione data nel presentare i volumi di attività così come per quanto riguarda la costruzione del nuovo ospedale. Ormai in Aoup si pensa solo ai numeri e al cantiere. Delle condizioni di lavoro del personale e della qualità dell’assistenza che si riesce a dare ai pazienti pare non interessare proprio niente a nessuno».