FRANCESCO PALETTI
Cronaca

Chiesa e Covid-19, veglia e Santa Messa di Pasqua in diretta tv dalla Cattedrale

Sabato alle 18 e domenica alle 10 le due celebrazioni saranno trasmesse da 50 Canale. L'arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto: "Una Pasqua diversa ma sempre uguale''

L'arcivescovo Benotto con monsignor Catarasi e il diacono Mariancini

Pisa, venerdi 10 aprile 2020 - La veglia pasquale domani sera alle 21 e la messa di Pasqua domenica alle 10. Tutte e due dalla Cattedrale e trasmesse in diretta su 50 Canale. Anche a Pisa la comunità cristiana si affida ai media per condividere uno dei momenti più forti dell'anno pastorale grazie alla collaborazione fra la l'arcidiocesi e la storica emittente pisana, iniziata ormai già diverse settimane con la trasmissione in diretta delle celebrazioni della domenica e dei momenti forti della Quaresima, a cominciare Messa in Coena Domini e dal Giro delle Sette Chiese del Giovedì Santo e dalla Passione del Signore del venerdì. Inevitabile per rispettare le misure distanziamento sociale previste dai decreti governativi per contenere l'epidemia da Covid-19 che si sono succeduti in queste settimane e che hanno sospeso le celebrazioni liturgiche e ridotto al minimo l'attività pastorale nelle parrocchie. «Quella di quest’anno è una Pasqua decisamente diversa, e nello stesso tempo, una Pasqua sempre uguale a se stessa nel mistero che celebriamo nella liturgia della fede. Diversa, perché ancora costretti a rimanere in casa – sottolinea l'arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto nel messaggio affidato alle colonne del settimanale diocesano ToscanaOggi-Vita Nova - in una stagione che di per sé invita all’aria aperta e alle relazioni di familiarità e di amicizia; uguale a se stessa, perché in realtà siamo chiamati a vivere, come ogni anno, il mistero della vita nuova che in Cristo Risorto fruttifica sull’albero della croce. Diversa, perché privata non solo degli aspetti esterni delle nostre tradizioni religiose più care, ma anche della possibilità sacramentale di partecipare all’Eucaristia, cioè a Cristo Risorto che si dona ai suoi discepoli nel Pane consacrato in cui, di nuovo, «spezza» se stesso per noi. Nello stesso tempo – prosegue Benotto - ci è stato dato di vivere qualcosa di incredibile e terribilmente straordinario: nei fratelli e nelle sorelle ricoverati negli ospedali, intubati nelle terapie intensive e nelle rianimazioni, noi abbiamo visto Cristo stesso incoronato di spine e crocifisso; nelle lunghe file di camion che trasportavano le salme verso i forni crematori, abbiamo avvertito il senso della nostra impotenza, come Maria, Giovanni e le Pie Donne che sperimentarono l’abisso del dolore e dell’abbandono, nel corpo di Gesù deposto dalla croce e portato al sepolcro. Nel volto di medici, infermieri, personale ospedaliero e volontari, coperto da «mascherine» e con camici protettivi, abbiamo ugualmente contemplato il volto di Cristo buon Samaritano con il coraggio dell’amore che non si risparmia anche davanti al pericolo; che non si rassegna neppure nella stanchezza di turni ripetuti; che sa offrire il sacrificio di non rientrare in famiglia per un po’ di riposo, per non correre il pericolo di contagiare i propri cari; che soprattutto non vuol mancare di rispondere a quel bisogno di umanità che più che con le parole, con gli occhi e le espressioni della paura e della sofferenza, invoca attenzione fraterna, conforto e speranza. Una Pasqua «diversa», ma sempre «la stessa» Pasqua per chi ha fede , anzi, una Pasqua che spogliata da tutto ciò che a volte la rende dispersiva e che in qualche modo la «degrada» a festa di primavera – conclude l'arcivescovo - ci ha costretti a guardare più intensamente dentro noi stessi, a rivedere il senso dei nostri rapporti interpersonali, a ripensare il nostro stesso stile di vita che non può più essere quello di prima del coronavirus».