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Il rettore di Pisa Riccardo Zucchi
Pisa, 15 dicembre 2023 – Il bilancio di previsione dell’Università di Pisa deve fare i conti con un’impennata di costi, per lo più dovuti ad aumenti stipendiali ai quali non corrisponde un adeguamento delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario, che costringe a limitare la capacità di spesa per la ricerca e per rendere ancora più innovativo e attrattivo l’ateneo. Una situazione che in questi giorni è sul tavolo degli organismi dirigenti in vista dell’approvazione del documento finanziario prevista per il 22 dicembre e che il rettore Riccardo Zucchi, in un colloquio con La Nazione, sintetizza così: "Non viviamo una condizione diversa da altri atenei, tuttavia siamo più impegnati a trovare una linea di galleggiamento piuttosto che guardare avanti con politiche espansive in termini di investimenti in didattica e ricerca, che sono il cuore della mission universitaria".
Per usare una metafora, oggi i rettori fanno più o meno degli amministratori di condominio chiamati soprattutto a controllare la spesa ...
"Di sicuro dobbiamo razionalizzare le spese per continuare a garantire servizi agli studenti senza aumentare le tasse universitarie e restare tra gli atenei più attrattivi d’Italia".
Di che cifre stiamo parlando? Si parla di dover trovare 18 milioni di euro.
"È prematuro fare cifre esatte. Sicuramente la nostra condizione è in linea con i bilanci degli anni passati, con la previsione di impegnare a copertura il fondo di riserva anche se poi in sede di bilancio consuntivo questo non è quasi mai accaduto finora o se è capitato è accaduto per cifre nettamente inferiori a quelle preventivate. Il problema è semmai un altro".
Quale?
"Il bilancio dell’università di Pisa vale complessivamente circa 350 milioni di euro e il 70-80% delle spese è rappresentato dal personale. Quest’anno l’aumento stipendiale, legato ad adeguamenti Istat e scatti di anzianità, equivale a circa 10 milioni di euro non coperti dal Fondo di finanziamento ordinario. I recenti governi hanno per fortuna sbloccato gli aumenti di stipendio, ma non li hanno coperti con risorse aggiuntive e ciò impatta significativamente sui bilanci di tutte le università. Abbiamo chiesto alla Crui (la conferenza dei rettori universitari) di farsi portavoce con il governo affinché si adegui anche il finanziamento che invece è rimasto lo stesso degli anni passati".
Oltre all’aumento degli stipendi quale voce pesa sulle casse dell’ateneo?
"Quella delle manutenzione del patrimonio immobiliare che per Pisa è sterminato e sproporzionato rispetto ai nostri bisogni. Tra immobili, terreni e altri beni parliamo di 190 oggetti, un numero nettamente superiore, ad esempio, a quello dell’università di Firenze che è una città molto più grande della nostra. Per questo inseriremo nel piano triennale degli investimenti collegati al Bilancio anche un robusto piano di alienazioni, a cominciare dalle permute di immobili (lo abbiamo già fatto con le nostre proprietà al Santa Chiara e con Palazzo Mastiani) e terreni che ci permetterebbero di tagliare voci significative di spesa: penso al destino di immobili come l’ex dipartimento di chimica, ad alcuni terreni già in vendita a San Piero a Grado e forse anche al Palacongressi".
A cosa rinuncerete per far quadrare il Bilancio?
"Siamo costretti a rinunciare ad alcuni milioni di euro che avremmo volentieri investito in soluzioni innovative per la ricerca e per attrarre finanziamenti esterni. Taglieremo le docenze a contratto, ma non toccheremo i servizi agli studenti, né quelli vincolati da contratti che scadranno nei prossimi anni".
La morale definitiva qual è? "Che senza un’inversione di rotta al livello nazionale a rischio c’è la competitività del sistema Paese e, a cascata, anche la tenuta economica cittadina".